Pittura tonale – Cosa significa e che scelte artistiche comporta. Gli esempi

Ora, assumendo due scenari molto simili, osserviamo un'opera di Raffaello e un'analoga opera di Tiziano, in cui risultano evidenti le differenze tra la luce di matrice centro-italica e la pittura tonale veneta.

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La pittura tonale è una modalità artistica di rappresentazione della realtà, attraverso la massima osservazione degli effetti cromatici e luministici, della reciproca influenza dei colori e del rapporto tra fonti luminose colorate dominanti e fonti luminose secondarie. Ciò porta alla massima valorizzazione del tono di colore, che, in sé, non è un colore puro, ma una variante timbrica del colore stesso. Al colore-base di un volto, di un abito, di un oggetto si uniscono i colori della luce del cielo o di altri oggetti emittenti o riflettenti, vicini all’oggetto osservato, dai quali viene, in parte, influenzato cromaticamente.  La pittura tonale, in Italia, si sviluppa soprattutto a Venezia, tra gli ultimi decenni del Quattrocento e il Cinquecento, dove, più che le linee del disegno che tendono a conchiudere le figure o gli oggetti, si osserva con attenzione l’effetto prodotto della luce sulle silhouette delle figure stesse e non solo su quelle. Questa attenzione alla luce porta ad osservarne gli effetti sulla realtà. Altro esempio importante di pittura tonale è costituito dall’impressionismo, che guardò peraltro, sempre, con un certo interesse, da un lato Delacroix e Turner – un grande pittore timbrico-tonale – e dall’altro i pittori del Rinascimento e del Manierismo veneti.
La pittura tonale è pertanto caratterizzata da una scrupolosa e meticolosa attenzione dell’azione della luce colorata su corpi o sugli oggetti e dal massimo uso dei toni cromatici intermedi e dei semitoni, in direzione di una ricostruzione pittorica della realtà che tenga conto dell’irradiazione primaria colorata e delle reciproche influenze delle luci e dei colori. Nell’ambito della pittura tonale è assai rara  la presenza di colori tendenzialmente puri, come avviene ad esempio, invece,  nelle opere pittoriche di Michelangelo Buonarroti e di una parte dell’arte italiana dell’Italia centrale. Pur minimamente, anche i pittori che non praticano la pittura tonale, usano i toni. Per quanto Michelangelo sia l’antipode del pittore tonale egli, ad esempio, utilizza il tono azzurro-grigio per dipingere la sclera – cioè la parte bianca dell’occhio – dei suoi personaggi. La parte bianca dell’occhio assorbe infatti la luce del cielo e assume un tono azzurro-grigio. Ma non basta far uso limitato dei toni cromatici per essere un pittore tonale. Quest’ultimo porta infatti alle massime conseguenze l’uso dei toni, riducendo al minimo i colori puri, praticando pertanto, una pittura di massima contaminazione luministico-cromatica. Esiste anche una forma particolare di pittura tonale, il tonalismo, sempre praticata dai pittori veneti e che osserviamo in particolar modo nella maturità di Tiziano,  in Tintoretto e nel Veronese, nel quale un’unica luce color ocra intride tonalmente l’intero quadro conferendo allo stesso una dominante che lo assimila all’oro. Nonostante pittura tonale e tonalismo siano utilizzati come sinonimi, il secondo sostantivo parrebbe indicare in modo preponderante l’ uso timbrico di un principale tono che diventa pertanto dominante.
Ora, assumendo due scenari molto simili, osserviamo un’opera di Raffaello e un’analoga opera di Tiziano, in cui risultano evidenti le differenze tra la luce di matrice centro-italica e la pittura tonale veneta.

Raffaello Sanzio, Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi, 1518 circa,  olio su tavola, 155,2x118,9, Firenze, Galleria degli Uffizi
Raffaello Sanzio, Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, 1518 circa, olio su tavola, 155,2×118,9, Firenze, Galleria degli Uffizi

Tiziano Vecellio, Ritratto di Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese,1546, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte. Tiziano tiene conto del colore della luce dominante, dominata dal colore rosso delle tende e degli abiti. Egli coglie pertanto l'emanazione tonale del rosso che diventa rosa mischiandosi al bianco della vesta del papa e che intride ogni elemento del dipinto
Tiziano Vecellio, Ritratto di Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese,1546, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte. Tiziano tiene conto del colore della luce dominante, permeata profondamente dal colore rosso delle tende e degli abiti. Egli coglie pertanto l’emanazione tonale del rosso che diventa rosa mischiandosi al bianco della vesta del papa e che intride ogni elemento del dipinto. L’altra notevole differenza tra i due dipinti è quella collegata al rispetto del disegno sottostante, da parte di Raffaello – come avviene per la maggior parte dei pittori dell’Italia centrale – e il pittoricismo di Tiziano, che si distacca dai vincoli disegnativi per operare direttamente con il pennello, senza riempire spazi preordinati, lasciando che ad agire sia la luce.

 
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