Foto courtesy Silvia Vacca, Parco archeologico di Pompesi
Che meraviglia, questa domus antica. Sopravviveva da ben più di un secolo, riservata ed elegante, casa di più generazione di pompeiani benestanti, quando anche su di essa si riversò l’ondata piroclastica del Vesuvio. Aristocrazia minuta? Chissà. Vien da pensare a una vecchia casa di famiglia, con decorazioni di grande gusto e affreschi che coprono i quattro stili pompeiani. Non gigantesca. Parva, sed apta mihi.
Da qualche settimana il percorso di visita del Parco Archeologico di Pompei si è arricchito di questa nuova domus: la Casa dei Quattro stili. L’edificio si apre su un vicolo che sbocca in via dell’Abbondanza e deve il proprio nome – Casa dei Quattro stili – al fatto che ha mantenuto traccia sulle sue pareti di tutti gli stili pittorici sviluppatisi nel corso del tempo. Per questo vien da pensare a un luogo ereditato, non stravolto, al quale ogni generazione aggiungeva una decorazione alla moda, senza abradere tutte le tracce di chi aveva abitato lì, in precedenza.
La casa venne costruita alla fine del II sec. a.C.- Varcata l’entrata, si accede a un monumentale atrio di derivazione ellenistica in cui quattro eleganti colonne corinzie in tufo sostengono il compluvio, attorno al quale si aprono le stanze di ricevimento, impreziosite da una raffinata decorazione pavimentale e parietale.
Il settore posteriore della casa ha invece un aspetto rustico con una stalla, la cucina e vari ambienti di servizio, oltre a un piccolo hortus. Qui si rinvenne una tegola con il graffito fulgur, posata su un cumulo di materiale colpito da un fulmine che era d’obbligo seppellire. Il fulmine, che aveva creato scompiglio, andava isolato, begli effetti, attraverso un’iscrizione che ne recasse memoria e contenuto, nei suoi effetti sinistri, per lungo tempo. Non fu così. Nemmeno questo impegno con il Fato mantenne lontana la distruzione dalla casa nel 79 dopo Cristo.