[U]na vita anticonformista, spesa in modo assurdo per alcuni, geniale per altri. Un’esistenza intesa quale derivazione e prolungamento della propria arte, quella Dada (in cui il gesto creativo nasce da un’azione casuale, priva di intenzione logica), perché si è artisti in ogni istante.
Fabius Avenarius Lloyd comincia la sua esperienza sbarazzandosi del nome anagrafico e assumendo lo pseudonimo di Arthur Cravan. Autodefinitosi nipote di Oscar Wilde e del cancelliere della regina, non sono rare le occasioni in cui mette a repentaglio la propria incolumità, a partire dal 1914, anno in cui rischia di finire ammazzato a causa di una recensione alla mostra degli Indipendenti da lui firmata ed evidentemente tutt’altro che gradita dagli interessati. Del 1916 è la decisione eclatante di sfidare Jack Johnson, pugile già campione del mondo; Cravan viene sconfitto nel corso della prima ripresa in un incontro che risulta truccato e scappa con i soldi della ricompensa.
Dopo aver fondato da solo una rivista, Maintenant, nel 1917 risponde all’invito di Duchamp, che lo vuole come relatore ad una conferenza, presentandosi nudo ed ubriaco, spaccando una tela e finendo arrestato. Viaggia molto, spesso con documenti falsi: ed è proprio durante un viaggio tra Messico e Argentina, su una zattera da lui stesso costruita, che trova la morte nel 1918.
Quando Cravan il dadaista salì sul ring per sfidare il campione del mondo
Una vita anticonformista, spesa in modo assurdo per alcuni, geniale per altri. Un’esistenza intesa quale derivazione e prolungamento della propria arte, quella Dada, perché si è artisti in ogni istante