[N]el 1915, Schad si trasferisce in Svizzera, ed entra in contatto con i dadaisti. Conosce Arp, Ball, Picabia. Presto diviene egli stesso una figura di primo piano del movimento: dipinge, esegue xilografie ed assemblage in legno policromo, fonda con Walter Serner la rivista Sirius. Ed inventa – in anticipo rispetto alle analoghe sperimentazioni di Man Ray – le celebri schadografie.
Questa tecnica – a metà tra la fotografia e il collage – prevedeva che la pellicola venisse impressionata dalla luce del sole, direttamente, senza l’ausilio cioè della macchina fotografica, dopo che sulla pellicola stessa erano stati posti ritagli di carta ed altri materiali, i quali, impedendo o filtrando il passaggio della fonte luminosa, davano origine a particolarissimi effetti di chiaroscuro. La paternità del termine schadografia (non tutti lo sanno) è da assegnare a Tristan Tzara, che giocò sull’assonanza tra il nome dell’artista tedesco e la parola inglese shadow, ombra.
Quando Schad il dadaista inventò il collage dipinto dai raggi del sole
Nel 1915, Schad si trasferisce in Svizzera, ed entra in contatto con i dadaisti. Conosce Arp, Ball, Picabia. Presto diviene egli stesso una figura di primo piano del movimento: dipinge, esegue xilografie ed assemblage in legno policromo, fonda con Walter Serner la rivista Sirius. Ed inventa le celebri schadografie.