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Amatissimo da Van Gogh e da Tolstoj per motivi artistico-ideologici – la sua attenzione ai contadini e al mondo semplice delle origini, la pratica di una pittura di matrice sociake-cristiana – Jean-François Millet (Gréville-Hague, 9 ottobre 1814 – Barbizon, 20 gennaio 1875) è stato un grande pittore francese. Fu più osservato a quei tempi che oggi, icona popolare rilanciata dal XX secoloi soprattutto attraverso il dipinto L’Angelus. Tutto vero, in Millet. Anche il sostrato sociale in cui nasce. Dipinge contadini ed è figlio di contadini, primogenito di otto, figlio di una religiosissima coppia di Grucy, un pugno di case e di oche, una strada fangosa, nei pressi di Greville, sotto la luce blu del cielo altissimo dei mari settentrionali. Pochi soldi, niente scuola, ma c’è uno zio prete che gli fa leggere la Bibbia. Millet si forma così con la Bibbia e il latino, mentre inizia a disegnare con una certa efficacia. Lavora nei campi e, contemporaneamente, frequenta le lezioni di pittura e di disegno impartite dal maestro Paul Dumouchel, poi di Theophile Langlois, he collaborava con un museo del territorio. In Francia, in quel periodo, i musei dei centri minori erano, in genere, un misto tra un una sintetica visione della storia dell’arte – le copie di quadri importanti provenivano dal Louvre – e un centro espositivi di opere autentiche raccolte nel territorio circostante.
Il museo aveva infatti conservato quella connotazione educativa, popolare assunta durante il periodo post-rivoluzionario. Nelle sale espositive di Cherbourg egli ha pertanto la possibilità di un primo confronto con l’arte del passato. Nell’anno della morte di suo padre – siamo nel 1837 – ottiene una borsa di studio dal Comune di Cherbourg e si reca a Parigi per frequentare l’École des Beaux-Arts.
Concluso il periodo formativo, riuscì a sopravvivere dipingendo ritratti, il genere nel quale era più facile ottenere commissioni. Nel novembre 1841 sposò la ventenne Pauline-Virginie Ono, che morì di tubercolosi tre anni dopo. Millet si risposò nel 1853 con Catherine Lemaire dalla quale ebbe nove figli. Frattanto, sotto il profilo artistico, aveva maturato una visione artistia dai colori tenui, dai toni crepuscolari, che si inseriva, sotto il profilo stilistico, nella pittura di realtà di matrice romantica. Scene di tutti i giorni, dominate da un profondo senso di religiosità del lavoro. Nel 1847 riuscì ad esporre al Salon di Parigi e l’anno successivo ottenne un notevole successo con il dipinto “Il vagliatore”, mentre si sviluppava un rapporto di collaborazione con il noto mercante Paul Durand-Ruel. Nonostante ciò, Millet non riuscì a ricevere il riconoscimento pieno del mercato.
Nel 1849 decise di trasferirsi con l’amico Charles Jacques a Barbizon, nei pressi della foresta di Fontainebleau, dove, tra gli altri artisti presenti, conobbe Théodore Rousseau. Luogo magico e mitico in cui sarebbe nata quella scuola di piuttura “en plein air”- direttamente a contatto con la natura e con i panorami da rappresentare – che avrebbe costituito uno dei maggiori punti di riferimento concettuale dell’empirismo impressionista. Nonostante i discreti successi ottenuti, Millet dovette aspettare ancora dieci anni per poter contare su una certa sicurezza economica. Collaborò, dal 1860, con alcuni collezionisti belgi e partecipò ad alcune mostre nel corso delle quali ebbe modo di essere apprezzato, al punto da essere nominato cavaliere della Legion d’onore.
Dai primi anni Settanta, il lavoro dell’artista fu reso discontinuo da problemi di salute, che lo portarono alla morte, nel 1875, a Barbizon. Aveva 61 anni.
MILLET, QUI LE QUOTAZIONI E RISULTATI D’ASTA.
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Quanto valgono i quadri di Millet, il pittore amato da Tolstoj e da Van Gogh. La sua storia, le sue immagini
Amatissimo da Van Gogh e da Tolstoj per motivi artistico-ideologici - la sua attenzione ai contadini e al mondo semplice delle origini, la grande religiosità, la pratica di una pittura di matrice cristiana - Jean-François Millet (Gréville-Hague, 9 ottobre 1814 – Barbizon, 20 gennaio 1875) è stato un grande pittore francese. Più osservato a quei tempi che oggi, in quanto certi visioni pietistiche della sua arte sono molto distanti dal nostro modo di percepire la realtà.