Quanto valgono quadri e disegni di Chardin, la sua storia, le sue opere

Celebre per la realizzazione di incisive nature morte e di ritratti stesi a pastello - tecnica tipicamente settecentesca - fu anche un acuto esploratore del piano del presente e della quotidianità, realtà, narrando, sotto il profilo pittorico, tanti momenti di gioco dei bambini. Dal suo catalogo generale emerge lo sguardo laico e materialista del Settecento francese, nel quale si registra un declino de al soggetto religioso e ciò in diretta relazione con la diffusione del pensiero illuminista.



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chardin
Jean-Baptiste-Siméon Chardin (Parigi, 2 novembre 1699 – Parigi, 6 dicembre 1779) è stato un raffinatissimo pittore francese, dotato di una non comune capacità di osservazione del piano della quotidianità. Celebre per la realizzazione di incisive nature morte e di ritratti  stesi a pastello – tecnica tipicamente settecentesca – fu anche un acuto esploratore del piano del presente e della quotidianità, realtà, narrando,  sotto il profilo pittorico,  tanti momenti di gioco dei bambini.  Dal suo catalogo generale emerge lo sguardo laico e materialista del Settecento francese, nel quale si registra un declino de al soggetto religioso e ciò in diretta relazione con la diffusione del pensiero illuminista.

Chardin in un noto autoritratto della maturità
Chardin in un noto autoritratto della maturità



Figlio di un ebanista che fabbricava biliardi per il re, si formò direttamente nelle botteghe artistiche, senza passare, com’era uso consolidato nella Parigi del tempo, per l’accademia o per il viaggio di formazione a Roma, ancora considerata, la capitale delle arti. Egli apprese le tecniche direttamente sul campo, lavorando nello studio di Pierre Jaques Cazes, passando successivamente a quelli  di  di Noël Coypel e di Joseph Aved. Ebbe una possibilità importante di conoscenza della pittura italiana del Cinquecento, nella visione ravvicinata delle modalità di stesura, partecipando, da giovanissimo, ai restauri degli affreschi di Primaticcio nella reggia di Fontainebleau.
chardin natura morta
La Francia e l’Italia erano attraversate dall’ondata rosa-azzurra del rococò. Le tavolozze si facevano lievi e chiare, il segno morbido,  il tratto curvilineo, specchio di una realtà che aveva voltato le spalle alle cupezze seicentesche per approdare a squarci ampi di serenità, come quelli dischiusi nei cielo di Tiepolo. Le nature morte di Chardin- in cui egli collocava animali, frutti e oggetti compositivamente complementari, come varietà artificiale, accanto al mondo vegetale e a quello animale, appunto –  erano tele eleganti, in cui il decorativismo si univa a un’acuta osservazione della realtà. La notorietà procuratagli dalle sue prime opere (un’insegna da chirurgo, la Razza, il Buffet) gli fruttarono l’ammissione all’Accademia (1728), presso la quale rivestì prestigiose cariche.

Il successo e la notorietà giunsero a partire dal 1737,  in seguito a un’esposizione al Salon, alle lodi ricevute dal re Luigi XV e alle incisioni tratte dalle sue opere, stampe che avevano una funzione determinante nella diffusione di uno stile e di un nome. Sotto il profilo tecnico-stilistico egli lavorò a nuovi accordi di colore, fortemente attrattivi poichè  colti dalla dolcezza cromatica dei frutti . Il riconoscimento maggiore fu la possibilità di risiedere a corte, al Louvre. Ma i mutamenti politici – con il declino dei principali protettori – furono causa di un doloroso isolamento, nel corso del quale egli abbandonò la pittura ad olio, per realizzare opere di dimensione più contenuta, con l’uso dei pastelli. Fu abbandonato anche dal consenso popolare e morì, dopo aver perso la corona pittorica, nel 1779, portando con sè le immagini di quel mondo elegante, lieve, pieno di intrighi e di veleni, egoista, consumista  e incapace di riformare se stesso, mondo che sarebbe stato frantumato proprio dieci anno dalla rivoluzione
 
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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa