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Raffaele Vitto
Premio Nocivelli 2019
Secondo – Sezione scultura
Passi di Terra
2019, 150x150x10
L’artista predilige nella sua ricerca l’utilizzo di materiali naturali e pone al centro della sua riflessione la sfida che viene giocata sulla terra, nei campi che la sua famiglia coltiva da generazioni. Partendo dall’idea che l’agricoltura sia un artificio, rimanda alle forzature che l’uomo applica alla natura per i propri fini utilitaristici. Affinché gli equilibri tra uomo e natura possano perdurare, l’artista auspica che tali forzature possano essere unicamente temporanee. Il campo coltivato diviene quindi metaforicamente un pavimento. L’opera acquisisce un ulteriore valore concettuale, nel momento in cui il fruitore deciderà di calpestare l’installazione, le mattonelle a quel punto, si sgretoleranno tornando ad essere semplicemente terra così come in natura si trova.
Iniziamo con una breve scheda anagrafica, come se leggessimo una carta d’identità. Sotto il profilo della produzione artistica puoi immediatamente specificare il suo orientamento stilistico ed espressivo?
Nato nel 1993, vivo a Trinitapoli e sono iscritto al secondo anno del biennio specialistico di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, e proprio dentro i laboratori accademici sono nate le prime opere che mi hanno permesso di partecipare a diverse mostre e residenze: 2016, Castello Interno-Esterno, a cura della Prof.ssa Kim Hwal Kyung e del Prof. Mauro Antonio Mezzina, Castello Angioino, Mola di Bari (BA) Italia. 2016, esposizione collettiva Il Segno della Passione, Facoltà di belle Arti dell’Università Complutense di Madrid, Spagna, Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Bari, Mola di Bari (BA) Italia, a cura Patrizia D’orazio, Magda Milano, Giusy Petruzzelli, Riccardo Horcajada. 2018, esposizione collettiva G.12, a cura di Isabella Battisti, Palazzo delle Arti Beltrani, Trani (BT), Italia. 2018, VI Edizione di Apulia Land Art Festival, a cura di Carmelo Cipriani, presso Parco Agrario della Casa Rossa, Alberobello (BA) Italia. 2018, Humus scolpire con gli umori della terra, a cura di Francesca Macina, interventi sul territorio, terreno privato, Mola di Bari (BA), Italia. 2019, Terrigenum, a cura di Francesca Arpino, Fondazione Sassi, Matera,2019, Nature Materielle, a cura di Nicola Zito, Galleria Cattedrale, Conversano, (BA) Italia. 2019, Schole dei Pugliesi, a cura di Nico Angiuli, evento in collaborazione con la Fondazione Museo Pino Pascali nell’ambito della mostra Pino Pascali – From Image to Shape, mostra evento collaterale alla 58° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, Corte interna di Palazzo Cavanis, Venezia (VE), Italia.
Partendo dalle motivazioni della giuria sulla tua opera, puoi raccontarci in modo più personale i temi i contenuti della tua opera, descrivendo le modalità operative usate nella sua realizzazione?
Penso sia molto importante far conoscere una piccola nota biografica: sono figlio di contadini da diverse generazioni e ho passato l’infanzia in campagna. Ancora oggi, continuo ad aiutare mio padre nel lavoro dei campi, e per fare scultura, principalmente utilizzo il materiale che posso recuperare da questo luogo e lo lavoro con lo stesso rispetto che un contadino nutre per la propria terra, ecco perché realizzo lavori con terra tralci e radici di vite o anche materiali industriali come tubi d’irrigazione agricola. Il lavoro che mi ha permesso di vincere questo premio nasce dalla riflessione del rapporto che ha il contadino con la terra, mio nonno mi diceva sempre: che la campagna è la casa del contadino, ecco perché la terra, che non ha forma precisa, diventa un modulo e una pavimentazione che riprende l’intento di costruire che porta alla creazione di case e città.
Se potessi dare un consigli ad altri giovani artisti che stanno valutando di partecipare ad un concorso quale sarebbe?
Penso che sia molto importante partecipare ai concorsi, perché se si vuol far arte bisogna promuovere il proprio lavoro artistico e i concorsi ti permettono proprio questo.
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Raffaele Vitto, Passi di terra. Impronte e geometrie nell'osservazione del rapporto uomo-natura
L'opera, seconda nella sezione scultura del Premio Nocivelli 2019. L’artista predilige nella sua ricerca l’utilizzo di materiali naturali e pone al centro della sua riflessione la sfida che viene giocata sulla terra, nei campi che la sua famiglia coltiva da generazioni. Partendo dall’idea che l’agricoltura sia un artificio, rimanda alle forzature che l’uomo applica alla natura per i propri fini utilitaristici. Affinché gli equilibri tra uomo e natura possano perdurare, l’artista auspica che tali forzature possano essere unicamente temporanee. Il campo coltivato diviene quindi metaforicamente un pavimento. L’opera acquisisce un ulteriore valore concettuale, nel momento in cui il fruitore deciderà di calpestare l’installazione, le mattonelle a quel punto, si sgretoleranno tornando ad essere semplicemente terra così come in natura si trova