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Recupero e salvataggio per le sfere magiche scolpite nella pietra per 1800 anni. Il significato


Recupero e restauro delle “sfere magiche del potere”, enormi sculture di pietra che venivano collocate nei punti simbolici degli abitati e nei pressi dei luoghi di residenza di personaggi cospicui. La dominazione della natura si manifestava riportando il caos alla perfezione di una figura geometrica. Le sfere del delta del fiume Diquís – in Costa Rica – sono un esempio della maestria raggiunta dagli scultori indigeni, perché sebbene quelle trovate in Finca 6 risalgano al periodo Chiriquí (800-1550 d.C.), altre, più antiche, permettono di stabilire una continuità storica a partire dal periodo dell’Aguas Good (300 aC-800 dC)

Incentrato sulla conservazione del notevole patrimonio del Costa Rica e del mondo, un progetto binazionale, – coordinato dal Ministero federale della Cultura e svolto dall’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) e dal Museo Nazionale della Costa Rica (MNCR), indaga, conserva e restaura le antiche sfere di pietra della regione del delta del Diquís, nel sud del Paese centroamericano.

Gli interventi, iniziati lo scorso 14 marzo presso il sito archeologico Finca 6, situato nel cantone di Osa, si sono concentrati su due aree che presentavano situazioni di degrado, che hanno subito “un’operazione chirurgica importante”, oltre ad altre tre con danni minori, sulle quali stati effettuati interventi di manutenzione e monitoraggio.

I coordinatori dell’iniziativa binazionale, l’archeologa e restauratrice dell’ENCRyM-INAH, Isabel Medina-González, e l’archeologo del MNCR, Javier Fallas Fallas, hanno riferito che le sfere designate come B e D richiedevano maggiori sforzi.


Gli studiosi hanno spiegato che, oltre alle alterazioni derivate dalla costituzione della roccia, ai danni causati dagli sbalzi di temperatura e umidità dell’ambiente, e alle inondazioni causate da uragani e tempeste tropicali esse portano i segni lasciati dall’azienda bananiera che sfruttò i giacimenti centroamericani nel XX secolo.

L’intero processo di conservazione-restauro nelle sfere B e D, che misurano rispettivamente 1,91 e 1,92 metri di diametro, è iniziato con il loro dissotterramento, poiché come misura di conservazione preventiva rimangono a circa due metri di profondità, mostrando solo la parte superiore.

“L’intervento – spiega Isabel Medina – prevedeva la pulitura e la stabilizzazione delle superfici mediante l’applicazione di bordure e rappezzi di malta calce-sabbia arricchita, per aumentare leggermente la durezza, nonché la posa di strati protettivi con tali malte nei punti di pertinenza”.

Successivamente è stata effettuata la reintegrazione volumetrica e cromatica, per interrare nuovamente gli elementi con strati di geotessile, ghiaia e sabbia attorno ad essi. “Abbiamo verificato che ciò consente un’omogeneizzazione della temperatura e dell’umidità, evita il contatto con l’acidità del terreno argilloso e impedisce la crescita della vegetazione nelle vicinanze”, ha sottolineato Javier Fallas, specificando che in questa stagione sono state effettuate prove anche con i tetti di protezione temporanea, al fine di proteggere alcune aree nella stagione delle piogge.