Scava, scava e trovi un castello medievale sepolto. Lavori in corso sul monte di Brisighella. Mura, pavimenti, pozzi

L'area che ne risulta si compone di una rocca con torri, alcuni ambienti nobili e una corte interna con il pozzo per l'acqua. Gli scavi stanno permettendo di apprezzare i vari periodi di intervento e ampliamento come quello ad opera di Maghinardo Pagani, il "Lioncel dal nido bianco" dantesco, che nel 1292 lo riedificò. Si notano poi i successivi interventi di ispessimento delle mura del XV secolo

A Brisighella agli scavi al Castello di Rontana che stanno portando alla luce una storia interessante e un complesso molto più ampio rispetto a quanto si conoscesse, dice Niccolò Bosi, studioso di storia e Presidente del Consiglio Comunale di Faenza. Un cantiere di ricerca e formazione che coinvolge gli studenti che possono mettere così in pratica ciò che imparano durante l’anno. Il Castello di Rontana è oggetto di un Progetto archeologico dell’Università di Bologna.

 

“Prima degli scavi sulla sommità del monte si vedevano solo la croce, la cui struttura attuale è del 1961 e i ruderi di una torre. – dice Bosi – Gli scavi in questi anni hanno fatto emergere un complesso molto più ampio e strutturato rispetto a quanto si conosceva. L’insediamento probabilmente risale al VI secolo, parte del “limes”, di quel confine dell’Esarcato di Ravenna legato all’impero Bizantino e quindi antecedente alla prima attestazione scritta del 973. Gli scavi stanno permettendo di apprezzare i vari periodi di intervento e ampliamento come quello ad opera di Maghinardo Pagani, il “Lioncel dal nido bianco” dantesco, che nel 1292 lo riedificò. Si notano poi i successivi interventi di ispessimento delle mura del XV secolo”.


L’area che ne risulta si compone quindi di una rocca con torri, alcuni ambienti nobili e una corte interna con il pozzo per l’acqua. “Attorno ad essa si sviluppa il castello, cinto da mura con una corte che presenta segni di attività, come una fornace per il vetro, un forno per il pane, un fabbro e alcune abitazioni. – prosegue Bosi – Tutt’attorno emergono poi i resti dell’abitato del villaggio sorto attorno al Castello. Ci sono tutti gli elementi per pensare ad un parco archeologico fruibile e visitabile che in sinergia con il parco della Vena del Gesso Romagnola sarebbe di grande interesse. Ringrazio i professori Enrico Cirelli e Debora Ferreri, sempre molto disponibili e appassionati, così come tutti gli studenti e i diversi cittadini che in questi anni si sono innamorati di questo luogo”.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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