di Andrea Carnevali
[P]er una volta la volontà degli abitanti di un quartiere di Ancona e dell’artista ha avuto la meglio sul potere della speculazione. Nel 2008 il presidente della società Marina dorica, Ennio Moninelli, ha appoggiato un progetto di abbellimento dell’arredo urbano del porto turistico per rendere più accogliente la zona. Vicino alla zona ricreativa del porto è stata installata una scultura di Guido Walter Mario Armeni. La presenza dell’opera è un’occasione particolare per i residenti-visitatori, che d’abitudine non frequentano musei, di incontrare l’arte contemporanea, di familiarizzare con l’idea del “diverso” e abituarsi al concetto di “arte a cielo aperto”.
Questa parte della città è diventata una specie di parco cittadino permanente sul mare in cui si trova il complesso architettonico progettato dagli ing. Menghini, Rachetta, Zoppi e la splendida opera le Vele dello sculture, anconetano di adozione, Armeni.
La Marina dorica è fatta di costruzioni, fabbriche, negozi, officine e garage, ma offre al residente ed estimatori una rara occasione di varcare uno spazio alquanto unico. Perché la presenza del mare, le attività commerciali, e la vivace produttività del capoluogo rende questo spazio unico.
Le Vele sfuggono all’idea di un qualsiasi controllo economico – in un luogo come la Marina dorica dove ormeggiano imbarcazioni di lusso – perché posta fuori dal porto. L’installazione è un simbolo della navigazione per la città che ha sempre ha avuto rapporti con il mare.
Sono molte le persone, che recano alla Marina dorica per noleggiare una piccola imbarcazione, rimangono come stregati dal mondo di Armeni “quasi dorato e tutto da esplorare”. Nell’opera le Vele il classico si traduce spesso nel senso del reperto archeologico che diventa simbolo nelle geometrie dell’impianto narrativo.
L’opera dello sculture è il risultato di una ricerca rivolta all’astrazione dei significati che, peraltro, interpreta l’antropomorfismo perfetto del mondo egizio da cui attinge i simboli ed i colori per le sue installazioni.
Esiste nell’autore dell’opera un certo “impulso necrofilo” quasi a volere salvare l’apparenza che non è parte di una bellezza del passato, ma una forma nostalgica di cecità verso ciò che siamo oggi. Che lo porterebbe, infine, ad analizzare le spoglie sepolcrali che conservano ancora un certo fascino. Esprimendosi in un linguaggio sempre più carico delle influenze culturali ed artistiche dei popoli antichi, Armeni ha prodotto, anche in questa occasione, un’ opera (bronzo e acciaio) di raffinato gusto e consumata perizia tecnica.
Tra l’altro si può notare nell’artista una certa predilezione dell’arte egizia per il disegno nitido e preciso, l’ordinata composizione, e la tendenza all’accostamento delle immagini reali alle pure forme geometriche, come il cerchio, il triangolo, il quadrato sono evidenti sia ne Le Vele (7 mt. di altezza di bronzo e acciaio) sia nell’installazione (Scultura 5 mt. di altezza in ferro, bronzo e cera persa) di Piazza Mazzini a Falconara Marittima.
Altri motivi da lui sviluppati, in opere di dimensione minori (spesso un nuovo approccio alla grande scultura classica negli scultori neomanieristi come nel busto dedicato a Corelli al Teatro Le Muse) sono gli alberi, gli animali, forse di ispirazioni lacuali, e il design di arredo: a recuperare con nuova curiosità le “regole” di una classicità rivisitata.