Sos, salviamo le opere fuggevoli

L’installazione è il mezzo più versatile a cui un artista può ricorrere, ma è pure il più effimero di tutti. Conservarne nel tempo integrità e valori espressivi e comunicativi non è impresa semplice
Anselm Kiefer, I Sette Palazzi Celesti
Anselm Kiefer, I Sette Palazzi Celesti

[P]oliedriche, incostanti e totalizzanti, le installazioni costituiscono una tra le più eloquenti forme espressive dell’arte contemporanea. Concepite per essere fruite in modo “immersivo”, possono estendersi in territori diversi, senza tuttavia ancorarvisi, secondo un principio di osmosi e successiva distruzione dell’architettura con la quale interagiscono.

L’installazione nasce dalla contaminazione di lessici creativi: scultura, teatro, cinema, musica, pubblicità… Ed è dappertutto: sulla tela, sul bronzo, sulla parete, sullo schermo, nella stanza, nell’aria, nell’acqua, nel deserto. Tangibile e immateriale al tempo stesso, invade la dimensione vitale dello spettatore, scardina qualsiasi barriera e travalica ogni limite (politico, geografico, tecnico). E’ il mezzo più versatile cui un artista possa ricorrere.

Ma è anche il più effimero: se la complessa interazione con lo spazio e la materia consente di dilatare i modi di comunicazione, parallelamente espone queste opere al transeunte, rendendone precaria la conservazione; esse condividono con i monumenti classici la capacità di rivolgersi ad un pubblico senza tuttavia avere un’analoga valenza rispetto a tempo e memoria. Ad eccezione dei lavori in situ, concepiti appositamente per un luogo e dunque vincolati ad esso, la maggior parte delle installazioni viene traslocata da un luogo all’altro, instaurando rapporti dialettici di volta in volta diversi.

E’ proprio questa volubilità, questo frenetico processo di smembramento e riassemblamento, ad ostacolarne la manutenzione: il deterioramento inevitabile di alcuni elementi, e i danni riportati da ripetuti dislocamenti, intaccano l’essenza stessa dell’opera, il suo valore semantico.

L’intenzione dell’artista rischia così di essere fraintesa, e la relazione fra arte e ambiente compromessa. E’ la fragilità dei nuovi materiali: evocativi e immediati, ma anche irreparabilmente labili, frammentari. Le lesioni irreversibili subite da alcune installazioni hanno reso necessaria l’individuazione di “istruzioni per l’uso”, ossia un sistema codificato di conservazione che consenta agli esperti di tutelare gli aspetti fondanti della poetica di queste opere.

La raccolta sistematica di informazioni rappresenta la prerogativa essenziale per qualsiasi intervento volto a preservare tali creazioni dalla loro intrinseca caducità.

Si tratta di un atto ermeneutico di interpretazione e lettura che inizia con una documentazione sviluppata criticamente, in cui sono previsti, oltre all’inclusione di indicazioni tecniche, la resa di un contesto, le descrizioni dei rapporti interni ai lavori e il resoconto delle relazioni con pubblico e luogo.

E’ indispensabile definire i parametri di vita dell’opera, le sue peculiarità, l’idea alla base della sua concezione e le caratteristiche essenziali per il suo allestimento e la sua conservazione, secondo uno studio insieme teorico ed empirico.

Monumenti effimeri. Storia e conservazione delle installazioni di Marina Pugliese, Barbara Feriani

Un libro di Barbara Ferriani e Marina Pugliese, Monumenti effimeri. Storia e conservazione delle installazioni (Electa, 280 pagine, 35 euro), tenta una storicizzazione di questa pratica e al contempo ne illustra i modi di manutenzione.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa