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Stilettate di Zana. Con Grant Wood. Dal dialetto italico allo slang americano, senza passare per la Lingua


Grant Wood, American Gothic, 1930, Art Institute of Chicago
STILETTATE
diTonino Zana
Un vecchio contadino, diploma di quinta elementare per la forza del tempo in cui è vissuto, si è diplomato a 40 anni per la scuola media inferiore al corso delle 150 ore regionali, l’italiano l’ha parlato con rispetto e dunque ha taciuto, il dialetto rimane la lingua madre. Adesso, ogni tre minuti ci mette lì quattro okkei, un paio di yes, usa all right, conosce tutti i termini della tecnologia internet.
E’ passato dal dialetto all’inglese, saltando l’italiano o quasi. Non è figlio di nessuna lingua, orfano di conoscenza sotto la superficie delle parole, don Milani, Silone e Manzoni, forti persuasori di un possesso della lingua per la libertà, andrebbero rispolverati.
Intanto, milioni di persone ascoltano la televisione, conversano quando conversano, trattano affari e non conoscono il significato delle loro azioni. Appartengono a un nuovo analfabetismo, si potrebbe definire, “l’analfabetismo dell’okkei e del pota pota” .
Intanto – e io divento matto – si celebra l’anniversario di Dante, di autori americani, di star letterarie cinesi – e noi navighiamo tra la sponda dell’okkei e del pota pota. Di più, ogni giornale sostiene di una nuova frequentazione del libro stampato su carta. Gli italiani leggerebbero di più.
E io ridivento matto. Forse verrà acquistato, il libro, da dubitare della sua lettura.
Un americano di una cascinotta del Montana potrebbe mettersi in tasca un laureato in lettere della Padania.
Il rimedio esiste, per carità: mettersi a studiare l’italiano e a imparare l’inglese, con coscienza e severità, altrimenti, una notte di queste, una bella di Birmigham o un arrabbiato di Atlanta potrebbe decidere di metterti nel sacco, l’una su sentimenti furbi e l’altro su affari truffaldini.
Non costa niente crederci. Costerebbe molto non crederci.