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Stilettate di Zana. Con i bari di Caravaggio. I dadi e le carte sui tavoli delle trattative



STILETTATE
di Tonino Zana
La parola in campo è “trattativa”. Viene in mente “il dado è tratto”, nulla più da trattare. Eppure “tratto” riconduce a trattativa. Si tratta di una parola dedicata, se la spingi più in là o più in qua cambia di significato, diventa guerra o diventa pace. Spesso diventa niente e in assenza di un accordo continua la guerra. Una trattativa ha senso se al tavolo si siedono dei garanti, possiedono il carisma di affermare e di mantenere, dentro e fuori quella stanza.
Oggi, la trattativa sull’Ucraina salta, giorno dopo giorno, per la distanza tra chi tratta e chi decide. In campo pittorico è la rottura perfetta tra chi dipinge e ciò che viene dipinto, tra il pensiero e il soggetto. Molte trattative, forse le maggiori, non si concludono in arte proprio per la rottura tra l’artista e ciò che crea. Chi acquisisce il dipinto non risolve la trattativa, la taglia, la porta in un altro luogo e comincia una nuova trattativa tra il suo sguardo, il suo pensiero e quanto ha guardato e tradotto l’artista.
La tempesta della bellezza perfetta accade allorché c’è una convergenza di sentimenti, di traduzioni e di concetti tra chi compone, chi dispone e chi ascolta. In questo senso, il critico e lo storico d’arte si caricano di una responsabilità immensa. Rischiano di suggerire quello che né l’artista né il possessore hanno inteso.
Dunque, quanti dipinti esistono in un solo dipinto? Quante trattative si traducono da una sola trattativa?
Aspettiamo e vediamo.