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Stilettate di Zana. Con Il trasloco di Vincenzo Campi


Vincenzo Campi, Il sanmartino (Trasloco), post 1572, 227 cm x 163 cm, olio su tela
STILETTATE
diTonino Zana
Ho avuto modo di deprimervi più volte e su tutto quando ho accennato alla breve convinzione per cui moriamo molte volte e pezzo per pezzo, ora per giorno, durante la nostra cara esistenza. Cara per la bellezza e cara per il suo inesorabile costo. Cara.
Non è fortuna morire per circostanze convergenti e cioè muore l’amico e muori subito, nello stesso giorno anche tu. Non è brillante fregarsi e piangere, chiagni e fotti, di nascosto per essere campato più dell’altro e dell’altra coetanea.
E’ una circostanza di predisposizione ad andarsene e per certi versi un’indennità di accompagnamento, una attenuante non festosa però confortevole conoscere l’andarsene del tuo tempo, l’avvertenza mobile e buona per cui le cose se ne vanno appena prima di te: un mobile, un campanile, un asfalto, un senso unico, una parete, perfino un mutato orizzonte, il diverso compiersi di un temporale, raramente una nevicata dato lo sciopero, non il mutamento climatico delle nevicate. Torneranno, caspita come torneranno le nevicate e allora i professionisti di molte apocalissi si nasconderanno nei giardini borghesi di casa, ovvio, nel pieno centro storico.
Dunque, passare via insieme alle tue cose che passano via è una compagnia seria, fortunata. E’ l’aver compiuto il viaggio insieme, ed ora, proprio tra cent’anni giusti, toccare l’altra riva. Proprio il 13 giugno del 2122. Ad maiora, con tocco di laurea e cappello volato via.