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Stilettate di Zana. Con la Notte di Michelangelo. Il sonno, in attesa di qualcosa di buono


STILETTATE
di Tonino Zana

Stasera giochiamo contro i turchi. Calcio di supplenza per un terzo o un quarto posto neppure contemplato. La stampa tace. La partita non esiste. Complotto o adattamento naturale?
Ricorda il tempo del primissimo lutto, quando il defunto sparisce del tutto, la contrada tace e i muri aspettano l’acqua per girare la stagione. E’ l’autentica sospensione. Il limbo è uscito da lì. Viene in mente, artisticamente, il periodo in cui si passò, lentamente, dal realismo all’astrazione. I pittori del naturalismo più spinto si trovarono spaesati e qualcuno di loro cominciò a entrare nel bosco del nulla. Tolse qualche colore, tagliò la gamba del mobile, spense la luce del salotto e alla fine disse a se stesso: di questo passo non rimane più niente e ricominciò a disegnare gli angoli, a tracciare prospettive e morì nel letto della sua storia.
A chi si consegna, dunque, la stilettata di oggi?
A chi cambia casacca, a chi perpetua l’8 settembre e si presenta in bianco o in nero o in rosso a seconda della convenienza. D’accordo che mutare è segno di intelligenza, ma cambiare troppo no, è segno di neutralismo, di magrissima momentanea porcheria. Vuoi mettere andartene nel tuo letto tra le lenzuola dell’infanzia. Lì si sente che la storia è qualcosa, molto più di quanto dicono Montale e Martinazzoli, “la storia è maestra di niente che ci riguardi”, e molto meno di chi pretende il contrario, “la storia siamo noi”. No, noi passiamo per un poco e al momento dovuto ce ne andiamo. Se sarà possibile, nel letto dell’infanzia.