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Stilettate di Zana. Con Renoir. Considerazioni sull’amicizia. Valore frainteso e perduto


Renoir, Yvonne et Christine Lerolle au piano, 1897, olio su tela, 73×92 cm
STILETTATE
di Tonino Zana
Amicizia. E’ un bene in uso, serve ancora l’amicizia?
Spesso si riporta nel quotidiano l’uso della parola amico-amicizia con una accesa disinvoltura. Lui è un amico, quello è un amico, ho parlato con un amico, ho incontrato un amico e invece, a sera, ti rimane in mano un pugno di mosche di quel tipo di amicizia.
Il sospetto, forse di più, è la manipolazione dell’amicizia, una evocazione per non perderne la protezione. L’amicizia, in fondo, è un talismano, quasi la superstizione di un dio minore nella tavola rotonda più prossima alla persona umana.
Invece, l’amicizia si affievolisce, alimentare l’amicizia tecnologicamente non è bastevole, l’abitudine a una relazione via internet non scalda la permanenza dell’amicizia, essa esige incontri, osservazioni, palpabilità, concretezze spirituali, morali e corporee, lacrime e sorrisi. L’amico è lontano, l’amicizia sfuma e ogni tanto ti domandi se il suo valore non sia talmente inflazionato da valere poco e niente. Del resto, la crisi di umanesimo in campo aperto non riguarda, pure, la sottrazione dell’amicizia?
Esistono, da millenni, trattati e consigli su come riconoscere e mantenere l’amicizia, sul suo valore aureo, non corrisponde, adesso, a un richiamo, quasi a un grido di abbandono della potenza amicale. Decadiamo per un esercizio avaro dell’amicizia. Ci vuole tanto e ci vuole poco a tenere un amico, basterebbe esercitare il calcolo, la convenienza a non perderla. Per esempio, chiedersi, se l’amicizia sia o no indispensabile per vincere la solitudine, meglio per non restare soli e immobili.
Non vale la pena riprenderla con un allenamento di voglia umile e costante?