Angela corti

Angela Corti, così farò suonare la scultura nel deserto

Il vento crea nel deserto rocce nude con forme acute e schegge taglienti, incise e lavorate dalle raffiche e dune di sabbia dette anche “sabbie che cantano” per il suono che il vento produce al suo passaggio. Le linee sinuose e grezze della scultura ricordano, da un lato la purezza della cresta delle dune, e nello stesso tempo, le rocce irregolari incise dal vento. Contrasti di linee e superfici. I fili metallici che tessono pietra, quasi a bloccare questo movimento, diventano a loro volta fili che vibrano, il sibilo del vento. E la pietra si trasforma in strumento musicale, che ricorda un’arpa o lo stesso Oud, definito dagli arabi “il sultano degli strumenti musicali”. La scultura è un’insieme di vibrazioni, segni, scalfitture, fratture, cuciture: è una danza elegante che tesse l’opera.
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Angela Corti e la tessitura di pietre come catartico ed originale sistema di scultura

Stile Arte intervista l'artista italiana chiamata a Dubai per la realizzazione del monumento dedicato al vento del deserto. Fili metallici che tessono la pietra e che vibrano e sibilano. L'imprinting visivo di fronte a un grande quadro temporalesco e lo sviluppo di un percorso di grande impegno formativo, in direzione di una costruzione poetica della materia. Non per nulla Angela ama Verlaine "il cui tono combina spesso malinconia e chiaroscuro, con un’efficace semplicità".
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