Nulla grava sulla stanza, dominata dalle carni seriche della divina signora. Il cane percepisce i vellutati movimenti della fantesca che sistema la biancheria nel cassone, in secondo piano, ma la sua attenzione selettiva, perdurante nella fase del sonno, lo porta a considerare ogni piccolo movimento del personale di servizio come suono di una conosciuta e rassicurante azione quotidiana. E’ sul versante esterno, al di qua della tela, nel punto in cui si colloca il fruitore, che avviene, sempre in virtù della presenza del cane addormentato, un fatto prodigioso. Tiziano, che realizza il dipinto per Guidobaldo della Rovere, Signore di Urbino, orienta gli occhi della donna così che possano incontrare lo sguardo dello spettatore.
L’atteggiamento di allerta si configura come uno dei massimi esempi della funzione iconografica svolta, nei dipinti, dagli animali da compagnia, che si rivelano, nella maggior parte dei casi, non tanto come elemento scenografico, quanto come autentici motori di senso finalizzati al condizionamento della scena stessa. Cani e gatti, dunque, come indicatori di tracce sonore, atti a coinvolgere non solo la vista ma anche l’udito dello spettatore.
I CANI NELL'ARTE - in Pisanello e, successivamente in Piero della Francesca e in Mantegna, ai levrieri o ai molossi viene affidato pure il compito di rafforzamento degli indicatori sociali presenti negli ambienti in cui si svolge l’azione