La svolta che Monet impresse alla propria pittura, passando dal paesaggio a campo largo, alla visione ravvicinata di porzioni di natura che preludono alla via dell'informale, fu consentita, oltre alle esigenze del pittore di rinnovare le modalità di rappresentazione dell'istante di luce, dal mercato della botanica che, proprio in quegli anni, si apriva all"invenzione", attraverso incroci tra specie esotiche e la bianca europea, delle ninfee colorate. In precedenza, da noi, questi fiori delle acque stagnanti erano nivei. Ma all'esposizione universale del 1889 Latour-Marliac, un possidente appassionato di giardini, presentò le nuove varietà, che conquistarono il pubblico e che gli valsero il primo premio nella propria categoria
Nel momento in cui l'artista decide di lavorare attorno a uno spazio conchiuso, la pittura en plein air, sciolta e aperta, muta radicalmente e Giverny diviene un vero e proprio laboratorio pittorico, in cui il consueto paesaggio - inteso in maniera ottecentesca con impaginazioni a campo largo - si riduce, con il tempo, a campi medi e primi piani. Ninfee e glicini, nel laghetto di Giverny, sono pertanto una svolta concettuale nel mondo pittorico di Monet.
Il piccolo soggetto della pittura giapponese, la ninfea, fu valorizzato grazie al giapponismo, cioè all'influsso che la cultura giapponese ebbe sull'arte occidentale nel XIX secolo. Comunque fu poi Monet a portare all'apice del successo questo fiore che andava già molto di moda negli stagni casalinghi. Così avvenne nel laghetto di Giverny, in Francia, di proprietà del grande artista impressionista. Qui, nel filmato, osserviamo un'elegante ninfea realizzata come paralume. Un'idea creativa da sperimentare. E non è del tutto complicata