Pietro Campagnoli, così la scultura rivela l'anima delle cose. Il pieno ricostruisce il vuoto
L'autore, Premio finalisti Nocivelli 2017, analizza la propria opera: "La scultura non diventa più un oggetto a se stante, ma rimanda e “assorbe” l’ anima creativa e corporale dei suoi partecipanti, e di chi si presta come modello. Il mio obbiettivo primario, attraverso la mia ricerca, è tentare di far scomparire lo “spettro” del diverso, e mutarlo in una forma più umana ed empatica, in modo da eliminare qualsiasi barriera culturale e sociale di pregiudizio. La “corazza di gesso” non serve più a proteggere la vista dell’ interno, ma esalta l’essenza interiore per esprimere la ricchezza di chi vi abita. L’ opera si è sviluppata rielaborando l’ installazione di Joseph Kosuth “One and three chairs” e il concetto di forma di Aristotele".
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