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Warhol, il volto è una lattina. Il successo è consumo. Meccanismi politici della pop art

I primi film di Warhol risultano conformi all’estetica alla base della sua pittura, in cui la ripetizione seriale giunge a negare il concetto del tempo e dello spazio. Nelle pellicole successive, Andy rivoluziona la funzione tradizionale di regia e sceneggiatura, che in fondo si esaurisce nel casting e nei provini: l’“attore” dovrà poi soltanto essere se stesso
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Andy Warhol, una Coca-Cola per 60 milioni di dollari

Solo così risulta comprensibile il valore economico attribuito alle opere di Warhol. Chi compra un'opera di Warhol acquista pertanto il potere totemico dell’America, come Dea dell’abbondanza. Non stupisce pertanto la folle rivalutazione dei pezzi usciti dallo studio o dalla factory warholiana
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Warhol, le tecniche e l’elogio dell’arte come industria

“Io credo si possa dire” afferma Gabriele Mazzotta “che la logica consumistica diventa, con l’artista americano, paesaggio. Un po’ come la Provenza per Cézanne” - “Un grande grafico ma anche un grande, anzi grandissimo pittore, anticipatore dell’attuale società dominata dalla cultura visuale” - I“Jews” e i “Myths” e le sorprendenti sequenze “animaliste” delle “Endangered Species”. Per questo divenne il vessillo del capitalismo occidentale e della nostra società
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Gualtiero Marchesi, Sonata per Warhol nonostante lui cantasse la zuppa

Ho conosciuto personalmente Andy Warhol. Era l’ottobre del 1983 e il grande artista si trovava in visita a Milano, in compagnia di Jean Michel Basquiat. Lo incontrai in quell’occasione, ad una festa organizzata in suo onore in una discoteca:.A lui, che compose l’elegia della Coca-Cola, dell’hamburger e della minestra in scatola, ho dedicato un piatto all’insegna della mediterranea pasta, condita da mediterraneo olio d’oliva e da mediterraneo pecorino. Stesso sapore, dunque: eppure... Le sequenze della mia opera “seriale” si scompongono in quattro tipi di pasta: ecco il pacchero, corto e tozzo, inesorabilmente trafitto di lato da una forchetta; ecco lo spaghetto, ghiribizzo che s’avvolge in iperboli imprevedibili attorno ad un’altra forchetta; ecco la sgranata nebulosa del risone, per un attimo ricomposta nella conca d’un cucchiaio; ed ecco, infine, la precisione del “radiatore”, gioiello sortito dall’estro di designer. Consegue, da ciò, il centrifugo distacco dell’unicità verso tattilità diverse, consistenze diverse, e diverse sensazioni.
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