“A volte ho la sensazione che tutta la mia vita si svolga inconsciamente, come se non fossi presente io” , Teun Hocks
Le indicazioni al foto-pittore olandese Teun Hocks (1947) vengono dal mondo dell’inconscio, da quel punto di incontro tra arte e psicanalisi che costituisce l’elemento fondante del Surrealismo. Ma se spesso il movimento di Breton si riferiva alla dimensione onirica in un atteggiamento spiazzante – il sogno o l’incubo avrebbero dovuto rivelare le false sovrastrutture perverse della realtà – o attraverso l’humor nero, Hocks sviluppa una ricerca espressiva vicina a Magritte, in cui domina un approccio poetico al sogno, corroborata, nel suo specifico, da un divertente umorismo bianco.
La critica ha ravvisato nell’artista olandese atteggiamenti simili, nell’impassibilità di fronte all’assurdo, a quelli dell’attore Buster Keaton o ai giochi, peraltro ben più inquietanti, di Samuel Beckett. La procedura tecnica seguita dall’artista parte dalla fotografia per giungere poi a un vera opera pittorica di integrazione.