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di Federico Bernardelli Curuz
Trova le differenze. Dunque: sicuramente il venditore di frutta con carriola. Crocetta. Be’, non si può di certo non notare il carro spala-neve trainato da due buoi. Crocetta. E l’elegante carrozza nera con impeccabile cocchiere con tuba ed eleganti guanti candidi? Crocetta. E poi poco altro, in realtà, se non che le due “istantanee” – che rappresentano uno scorcio della Pallata – sono state “impressionate” a ben 135 anni di differenza l’una dall’altra. Differenza temporanea che non si traduce in differenza visiva.
Le due immagini – la prima: una foto di corso Garibaldi a Brescia, con la Fontana della Pallata e l’inizio di corso Goffredo Mameli ; e la seconda: “La Pallata sotto la neve”, suggestivo dipinto a olio di Angelo Inganni – sono, infatti, sono incredibilmente simili. All’occhio allenato di esperti solutori di enigmi e di parole crociate di certo non sarà sfuggita la figura femminile che compare sulla parte destra di entrambe le immagini. A passo svelto sta per lasciare il campo visivo dell’osservatore. L’ombrello per proteggersi dalla copiosa nevicata inclinato quasi allo stesso modo in entrambi i casi. Ed è importante notare che la fotografia non è stata “costruita” ad arte.
La nevicata arrotonda i profili delle statue della fontana, e ricopre – con uno spessore incredibilmente analogo – i tetti della città, la strada, i balconi e gli interstizi e le feritoie della Pallata. Una serie di coincidenze, che fa quasi pensare ad uno squarcio spazio-temporale; ad una finestra, un tunnel – o un worm hole per gli appassionati di teorie fisiche sui viaggi nel tempo – che collega un primo pomeriggio di un grigio e freddo giorno del 1878 con un altrettanto grigio e freddo primo pomeriggio del nostro tempo.
Proverbiale la minuzia nei dettagli, l’attenzione e l’interesse che riponeva l’Inganni nel riportare su tela i luoghi più importanti della sua città amata – si può comunque notare, dal raffronto, una diversa soluzione prospettica di Inganni che conferisce profondità al dipinto, cogliendo sia il lato destro che quello sinistro di Corso Mameli – ma al tempo stesso nel ritrarre scene di vita quotidiane, con particolare predilezione per le piccole figure, macchiette, che animano la scena. Tali attenzioni hanno permesso un raffronto con una fotografia dei giorni nostri. Attenzioni che consegnano una Brescia immutata che, almeno in questo caso, non ha bisogno di lifting o di ritocchi e che non sente sulle spalle i 145 anni in più.