L’Agenzia inglese per l’ambiente ha reso noto che durante lavori, finalizzati alla sicurezza e al miglioramento dell’assetto ambientale, all’Humber, è stato scoperto un sito, probabilmente romano, in cui si lavoravano le ostriche. L’Humber è il nome dell’estuario dei fiumi Trent e Ouse, che scorrono nella parte nord-orientale dell’Inghilterra e che qui si uniscono per poi sboccare nel Mare del Nord.
La scoperta è stata compiuta da una squadra di York Archaeology, che si è imbattuta in numerosissimi gusci – anche deposti in cumuli – nei pressi di resti di edifici che si ritiene siano riconducibili a un insediamento romano.
Jennifer Morrison, archeologa senior dell’agenzia, ha dichiarato: “È stato davvero sorprendente trovare prove di questo antico sito di lavorazione delle ostriche. Sappiamo che, a quel tempo, le ostriche erano abbondanti e costituivano una parte fondamentale della dieta.
Sappiamo anche che le ostriche britanniche erano apprezzate dai romani, ed è del tutto possibile che fosse aperta anche un’esportazione verso l’Italia.”
Le ostriche, che oggi vengono consumate più rapidamente per questione di igiene, possono sopravvivere, fuori dall’acqua, anche una ventina di giorni. E’ probabile che il sito scoperto lavorasse anche per il mercato dei coloni romani e dei vertici delle truppe imperiali.
Secondo l’agenzia, sono state trovate grandi quantità di “gusci di ostriche deformi”, a sostegno della teoria secondo cui crescevano naturalmente su una barriera corallina di conchiglie piuttosto che su corde, che era una pratica comune dell’allevamento, all’epoca. E’ anche probabile che il lavoro di selezione compiuto dai lavoranti si svolgesse con una cernita del “pescato”. Le ostriche più regolari sono infatti non solo più grate all’occhio, ma risultano più polpose, ricche di umori e avrebbero garantito una miglior conservazione durante il trasporto.
A partire dall’epoca di Nerone, a Roma, il consumo delle ostriche ebbe un vero boom. È noto che nel periodo neroniano giungevano a Roma navi cariche di ostriche dalla Britannia, molto diverse da quelle raccolte lungo le coste italiane. Molti studiosi si sono chiesti come queste ostriche della Manica potessero arrivare fresche nella capitale dell’Impero, ipotizzando che fossero conservate anche grazie a uno strato di ghiaccio o in giare piene di acqua marina cambiata periodicamente durante il viaggio.
Una parte significativa dell’approvvigionamento romano proveniva dall’ostricoltura lungo le coste francesi che producevano varietà di ottime dimensioni, e che risultavo particolarmente succose e polpose. In precedenza – cioè tra il I e il II secolo a.C. – erano noti i pregiati allevamenti di Baia, nel Lago di Lucrino, citati da Cicerone, Varrone e Plinio il Vecchio. Alcune ostriche di questo allevamento sono state trovate negli scavi di Pompei. I metodi di allevamento delle ostriche furono ben descritti dal poeta romano Decimo Magno Ausonio, vissuto nel IV secolo d.C.
L’ostrica risulta anche un arma a favore dell’ambiente. Negli ultimi tre anni, l’agenzia ha riallineato le difese marittime dell’Humber, ricavando 250 ettari di nuove praterie umide, paludi salmastre e distese fangose che compenseranno ciò che si è perso, in termini di ambiente naturale, con le attività umane che si sono svolte e che si svolgono sulla riva nord dell’Estuario. a causa delle attività umane sulla sponda nord dell’estuario. E proprio le ostriche, che mantengono l’acqua pulita, agendo come filtro e rilasciando ossigeno, vengono reintrodotte nell’Humber grazie alla partnership Wilder Humber, che comprende Yorkshire Wildlife Trust, Lincolnshire Wildlife Trust e la società energetica Orsted.
Le barriere coralline di ostriche contribuiranno a proteggere la costa dall’erosione stabilizzando il fondale marino e riudendo l’energia delle onde, ha affermato l’agenzia.
Le ostriche sono ermafrodite sequenziali. Cambiano, cioè, sesso a seconda delle necessità riproduttive. Le uova sono contenute nella cavità palleale della femmina, dove avviene la fecondazione e il processo di maturazione dallo zigote fino allo stadio larvale. Dopo questo periodo, la progenie viene rilasciata allo stadio di veliger – così si chiamano le larve dei molluschi -, attraversando una fase pelagica di 8-10 giorni durante la quale possono essere disperse dalle correnti d’acqua.