di Francesca Roman
[L]a sigla IHS comparve per la prima volta nel III secolo fra le abbreviazioni utilizzate nei manoscritti greci del Nuovo Testamento. Diventò popolare e si trasformò in un vero e proprio monogramma grazie a san Bernardino, il frate francescano nato a Massa Marittima nel 1380, ma allevato dagli zii paterni a Siena. Egli, dedicatosi allo studio delle Sacre Scritture, nel 1402, dopo una lunga malattia, prese i voti, e dal 1417 percorse l’Italia predicando la devozione al Santissimo Nome di Gesù. Divenne uno dei più importanti propugnatori della riforma del suo ordine, scrisse numerosi trattati, e organizzò scuole di teologia. Rifiutò per ben tre volte la carica di vescovo. Morì all’Aquila nel 1444.
Il trigramma fu appunto il suo principale attributo iconografico. Disegnò egli stesso questo emblema, rivestendo ogni elemento di un significato specifico; le lettere IHS, tuttavia, sono state soggette a diverse interpretazioni. Potrebbero essere l’acronimo di Iesus Hominum Salvator, o di In Hoc Signo (vinces), il motto di Costantino. Ancora, le prime tre lettere del nome di Gesù in greco, oppure l’acronimo del germanico Iesus Heiland Seligmacher (Gesù Redentore dei Beati). Talvolta la stanghetta sinistra dell’H è allungata e tagliata da un trattino orizzontale, in modo da formare una croce.
Anche il sole è, secondo la simbologia tradizionale, immagine di Cristo, colui che dispensa la vita, che effonde la carità, che illumina e vince le tenebre del peccato. I suoi dodici raggi serpeggianti si riferiscono ai dodici apostoli, o ai dodici articoli del Credo. Il loro significato mistico è altresì espresso in una litania: primo, rifugio dei penitenti; secondo, vessillo dei combattenti; terzo, rimedio degli infermi; quarto, conforto dei sofferenti; quinto, onore dei credenti; sesto, gioia dei predicanti; settimo, merito degli operanti; ottavo, aiuto dei deficienti; nono, sospiro dei meditanti; decimo, suffragio degli oranti; undicesimo, gusto dei contemplanti; dodicesimo, gloria dei trionfanti.
Gli otto raggi minori e diritti raffigurano le otto beatitudini, mentre la fascia che circonda il sole è allegoria della felicità senza fine dei beati. Anche i colori hanno una forte valenza: il celeste dello sfondo simboleggia la fede, l’oro l’amore divino.
Il trigramma fu approvato nel 1432 da papa Eugenio IV, ed ebbe ampia diffusione. Nel 1540 venne adottato da Ignazio di Loyola ad emblema della neonata Compagnia di Gesù. Lo si trova spesso impiegato nelle più note rappresentazioni del santo, come la Gloria di sant’Ignazio, affresco dell’omonima chiesa romana, opera di Andrea Pozzo.
In seguito, l’IHS raggiante è stato assunto ad immagine a se stante di Cristo: ne è un esempio l’Adorazione del Nome di Gesù di El Greco.