Una nuova macchina per gli archeologi. Come portare alla luce tesori del passato, viaggiando su questa 4 ruote

Il robot, chiamato AutoMira, è composto da un porta-attrezzi autonomo originariamente sviluppato per l'agricoltura e da un sistema radar di penetrazione del terreno multicanale ad alta risoluzione. Questa combinazione consente alla macchina di raccogliere dati in modo indipendente e trasferirli automaticamente a un computer per l'analisi, consentendo agli archeologi di interpretare i dati mentre il robot continua la sua ricerca.
L’archeologa Monica Kristiansen davanti alla nuova macchina per le ricerche archeologiche @ Foto: Jani Causevic, NIKU.

Nell’ambito della ricerca archeologica, ogni nuova tecnologia che permetta di scavare nel passato con maggiore precisione ed efficienza è accolta con entusiasmo. Questa primavera, gli archeologi norvegesi della NIKU (Norwegian Institute for Cultural Heritage Research) stanno inaugurando una nuova era nella scoperta di monumenti culturali sconosciuti grazie a un’innovativa macchina sviluppata da MALÅ, azienda leader nel settore della misurazione geofisica con sede nel nord della Svezia.

Il nuovo strumento, un robot georadar, si distingue per le sue capacità di ricerca autonoma e la sua capacità di identificare tracce archeologiche nascoste sotto la superficie del terreno. Contrariamente alle immagini di fantascienza, questo non è un personaggio dei Transformers, ma una rivoluzionaria invenzione che promette di cambiare il modo in cui gli archeologi esplorano il passato.

I primi test di questo robot georadar sono stati condotti lo scorso autunno nella regione di Trøndelag, in collaborazione con il Museo delle Scienze NTNU e gli archeologi del comune della contea di Trøndelag. L’obiettivo era esplorare le fattorie Auran e Vinnan nel comune di Stjørdal, utilizzando questa tecnologia all’avanguardia per mappare il patrimonio culturale sotterraneo con maggiore precisione.

Il robot, chiamato AutoMira, è composto da un porta-attrezzi autonomo originariamente sviluppato per l’agricoltura e da un sistema radar di penetrazione del terreno multicanale ad alta risoluzione. Questa combinazione consente alla macchina di raccogliere dati in modo indipendente e trasferirli automaticamente a un computer per l’analisi, consentendo agli archeologi di interpretare i dati mentre il robot continua la sua ricerca.

Secondo Erich Nau, project manager e esperto di georadar presso la NIKU, questa tecnologia offre numerosi vantaggi, tra cui una maggiore efficienza, soluzioni rispettose dell’ambiente e una mappatura più accurata delle tracce del passato. Inoltre, il georadar robotico è dotato di un’antenna che fornisce una risoluzione molto più elevata rispetto ai tradizionali strumenti georadar, rendendo più facile mappare e interpretare le tracce di vita e attività umane sotto la superficie terrestre.

Uno dei principali vantaggi di questa tecnologia è la sua capacità di fornire risultati quasi istantanei. Prima poteva volerci molto tempo prima che i risultati fossero disponibili, ma ora gli archeologi possono iniziare immediatamente l’interpretazione dei dati, risparmiando tempo prezioso.

Il lavoro pionieristico condotto dalla NIKU in collaborazione con altre organizzazioni rappresenta un passo avanti significativo nel campo della ricerca archeologica. Knut Paasche, capo del dipartimento di Archeologia Digitale presso la NIKU, sottolinea l’importanza della collaborazione interdisciplinare e l’orgoglio per i risultati ottenuti fino a questo punto.

L’obiettivo ora è ottenere un quadro ancora più dettagliato del passato, con particolare attenzione all’era vichinga. Grazie a questa nuova tecnologia, gli archeologi sperano di scoprire nuove informazioni preziose sul ricco patrimonio culturale norvegese, senza la necessità di disturbare il terreno. La collaborazione continua tra NIKU, le autorità locali e altre organizzazioni è fondamentale per il successo di questo progetto, che promette di portare alla luce nuove scoperte e una maggiore comprensione del passato norvegese.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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