Una veduta di Angelo Inganni (1845) e due foto di oggi: scopri le differenze

Questa immagine del Taglietto, così avvolta da una natura irsuta, a differenza dell’ordine geometrico dei giardini di Paolo Richiedei, che appaiono in un notissimo, altro dipinto del maestro bresciano, è uno dei rari, intensi splendidi paesaggi di Inganni, anche se l’artista non manca di cogliere alcune macchiette, cioè personaggi visti alla distanza, di dimensioni limitate, ritenuti indispensabili dal pittore per rendere viva la rappresentazione, quasi che l’assenza umana rendesse il dipinto più povero, scenografico e scarno.

 
 
di Federico Bernardelli Curuz

 
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In una posizione splendida, a poca distanza dalla Santissima, sorge la cascina con casa civile – si diceva così, un tempo, per indicare l’edificio di residenza padronale – del Taglietto. Ad essa, Angelo Inganni, che risiedeva abitualmente, tra la primavera e l’inverno, proprio nel palazzo della Santissima, sul monte Barbisone, dedicò un noto dipinto (risalente al 1845 circa) fissando le linee dell’opera, non dalla sommità del colle, come è stato ritenuto fino ad ora, ma annotando, come sua abitudine, sul blocchetto la veduta e occupando, in questo caso, un punto della strada sottostante, che conduce dal palazzo fino al paese.
Angelo Inganni non era un paesaggista. Era soprattutto un vedutista – preferiva ambiti urbani -, un ritrattista e un pittore di genere. Questa immagine del Taglietto, così avvolta da una natura irsuta, a differenza dell’ordine geometrico dei giardini di Paolo Richiedei, che appaiono in un notissimo, altro dipinto del maestro bresciano, è uno dei rari, intensi splendidi paesaggi di Inganni, anche se l’artista non manca di cogliere alcune macchiette, cioè personaggi visti alla distanza, di dimensioni limitate, ritenuti indispensabili dal pittore per rendere viva la rappresentazione, quasi che l’assenza umana rendesse il dipinto più povero, scenografico e scarno.
Il quadro del Taglietto, dalla sagoma arrotondata, è invece ricco di quelle suggestioni della natura dolce e sovrana che sembrano piuttosto distanti dall’interesse del pittore, il quale preferiva, anche nell’ambito del verde naturale, i giardini ben curati agli spazi liberi. Abbiamo, in un gioco del tipo «Trova le differenze», accostato il quadro di Inganni a una fotografia scattata nei giorni scorsi, da un punto di vista contiguo, poiché oggi gli alberi impediscono di operare dalla stessa, sovrapponibile angolatura. Qui è possibile rendersi conto della sintesi operata dagli artisti, che mutano dimensioni e collocazioni reali di monti o vette, per rendere una visione soggettiva particolarmente intensa.
L’occhio del pittore non si ferma solo ad un clic. Le immagini accostate permettono di evidenziare l’importanza «architettonica» dei due cipressi – scomparsi, e piantati da Comune di Gussago all’inizio di aprile 2016, come vediamo nella terza foto, opera di Giampietro Pintossi – che avevano la funzione ottica di rendere l’edificio più slanciato. Da notare sono pure i lavori svolti successivamente alla stesura del quadro, con l’innalzamento di un edificio di servizio, contro la bella parete ovest, e con la chiusura del piazzale della massicciata con un’altra costruzione rurale.
Indagini di storia dell’arte nel passato della Santissima
In corso di studio sono gli appartamenti della Santissima in cui vissero Angelo Inganni e Amanzia Guerillot, di cui il pittore fu prima tutore, poi insegnante e collega, infine amante e marito. In questi giorni è in corso, anche con l’uso dei dipinti del maestro, ambientati nella casa, una ricostruzione ideale dei locali e delle loro funzioni. Dal salone delle feste alla cucina – in cui ambientò almeno due quadri – dalla camera da letto allo studio pittorico, alle cui pareti sono ancora infissi vecchi chiodi ottocenteschi. Storicizzare la Santissima, infatti, non significa soltanto valorizzarne il nucleo quattrocentesco, evidenziando la chiesa domenicana, ma riportare alla luce le tracce della vita qui condotta dai due pittori.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa