Uno splendido dipinto trovato in Spagna. Per Sgarbi è Caravaggio. Le prime analisi

L'interesse suscitato in Sgarbi dal dipinto ha provocato un soprassalto nel mondo antiquario e negli stessi enti culturali spagnoli. L'opera - un olio su tela di 111 x 86 centimetri - è di alta qualità. "I proprietari hanno ritirato il quadro per poter disporre approfondimenti" è stato il lapidario commento della casa d'asta

Sarà battaglia sul dipinto ritirato dai proprietari che l’avevano messo all’asta, a Madrid, a partire da una cifra modesta: 1500 euro. La casa d’aste – la Ansorena – aveva collocato stilisticamente l’opera nella cerchia di José de Ribera, noto come lo Spagnoletto, seguace del caravaggismo – è a Roma dal 1608 e a Napoli dal 1616 -. Attribuzione non totalmente errata, poichè il dipinto si colloca in un punto che interloquisce con il mondo del pittore napoletano, che tanto assume da Caravaggio. L’impianto stilistico del dipinto rinvia però a qualcuno che è ben più vicino a Caravaggio di quanto sia stato Ribera. Coordinate corrette, pertanto. Ora si tratterà di compiere un punto nautico più accurato, ma anche molto complesso, negli esiti.
L’interesse suscitato in Sgarbi dal dipinto ha provocato un soprassalto nel mondo antiquario e negli stessi enti culturali spagnoli. L’opera – un olio su tela di 111 x 86 centimetri – è di alta qualità. “I proprietari hanno ritirato il quadro per poter disporre approfondimenti” è stato il lapidario commento della casa d’asta.
LA CRONACA DELLA SCOPERTA

Il 25 marzo 2021, Vittorio Sgarbi riceve una segnalazione da Antonello di Pinto, artista e docente. Di Pinto dice di essere in contatto con un antiquario e con una famiglia che è proprietaria di un quadro interessante, forse attribuibile a Mattia Preti. La fotografia dell’opera viene inviata a Sgarbi, per un parere. «Io capisco che è un Caravaggio – dice Sgarbi – e penso, con l’aiuto di un finanziatore, di portarlo in Italia». L’intenzione del noto critico italiano non passa inosservata e il dipinto, messo all’asta, viene ritirato per disporre altri accertamenti. Evidentemente il suo valore è ben più alto rispetto a quello ipotizzato, in un primo momento.

A giudizio di Sgarbi l’opera riemersa a Madrid sarebbe l’«Ecce homo» dipinto per il cardinale Massimi. «Io Michel Ang.lo Merisi da Caravaggio mi obligo pingere all Ill.mo Massimo Massimi per essere stato pagato – scrive Caravaggio stesso su un foglio conservato nell’archivio della famiglia Massimi a Roma- un quadro di valore e grandezza come è quello ch’io gli feci già della Incoronazione di Cristo… 25 Giugno 1605». Sgarbi argomenta ulteriormente: “Bellori e Baldinucci riferiscono a fine Seicento che quest’opera era in Spagna”. L’attribuzione di Sgarbi creerà un altro scontro tra caravaggisti perchè si pone contro l’attribuzione compiuta dal padre del caravaggismo, Roberto Longhi, e dalla sua allieva, Mina Gregori – longhiana di stretta fede – che identificarono il quadro di cui parlava Caravaggio, nel contratto, con l’«Ecce homo» della collezione Doria, custodito a Palazzo Bianco di Genova. «Per me — afferma Sgarbi —, è invece questo: qui l’impronta di Caravaggio si vede dallo sguardo brutale dell’uomo a sinistra e dalla mano che trattiene il panneggio rosso della stola: questo motivo è la firma indiscutibile del Merisi».

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz