Van Gogh, la rivoluzione

Marco Goldin, ideatore e curatore della mostra veneta, percorre con Stile gli anni della crisi dell’Impressionismo e della nascita della pittura moderna, basta su una rinnovata, trascinante e trasgressiva forza dell’Io. Alti contenuti espositivi

di Giovanna Galli

Per cominciare, questo terzo appuntamento dedicato ai grandi maestri dell’Impressionismo non poteva sottrarsi dal riproporre nella sezione introduttiva quelle che sono state le fondamenta della cosiddetta “Nouvelle peinture”.
Il nostro lavoro è iniziato due anni fa con la mostra dedicata alla “Nascita dell’Impressionismo” ed è proseguito l’anno scorso con quella dedicata alla figura di Monet, che dell’Impressionismo è stato tra i principali fondatori. La nostra intenzione di lavorare su un progetto che avesse uno sviluppo sostanzialmente cronologico ci ha come naturale conseguenza condotti all’allestimento di questa esposizione, nata dal desiderio di testimoniare gli anni “veri” dell’Impressionismo, quelli in cui il movimento vive la sua piena affermazione e maturità, gli anni durante i quali a Parigi vengono allestite le otto Esposizioni impressioniste (1874-1886), per proseguire con il periodo immediatamente successivo, quello appunto definito come l’età di Van Gogh. Nella prima sezione proponiamo un’esaustiva panoramica del periodo che va dalla prima esposizione del 1874, allestita nello studio del fotografo Nadar, fino al 1879. E’ in questi anni che prende forma la rivoluzione della pittura moderna, con le prove di Boudin e Monet, di cui segnalo in particolare le opere del 1874 realizzate ad Argenteuil, fondamentale punto di arrivo nella resa atmosferica dei soggetti. E poi tutta una serie di elaborazioni del tema cardine del paesaggio, sviluppato da Sisley, Pissarro, Cézanne, a cui sono accostati due rari dipinti di un giovane Gauguin, e ancora importanti ritratti di Manet, Degas e Renoir.
Gli anni a cavallo tra i decenni Ottanta e Novanta testimoniano la crisi di alcune certezze del Gruppo impressionista, a cominciare dal successo personale di Renoir, dalle novità introdotte da Cézanne…
La prima sezione si chiude con l’anno 1879, un anno significativo, perché inizia da questo momento una fase differente. La seconda sezione si occupa del periodo 1880-1883. Il successo personale di Renoir da un lato, e dall’altro la critica aspra condotta da Cézanne, che già nel 1878 affermava in polemica col Gruppo di non volere semplicemente utilizzare il colore, bensì costruire con esso, producono in questa fase due assenze importanti. In questa sezione proponiamo tutti gli artisti già presenti in quella precedente, offrendo un confronto diretto tra chi sviluppò nuove direzioni espressive e tecniche – mostrando anche straordinarie novità, come Monet, Cézanne, o Degas e Gauguin, solo per citarne alcuni – e chi invece insistette nella celebrazione dei medesimi modelli pittorici. In questa sezione, fra gli altri capolavori presenti merita di essere citata la “Danzatrice di quattordici anni” di Degas, fondamentale punto di partenza per il tema della danza, centrale nella produzione del maestro. Proponiamo anche una serie di disegni di Monet con vedute della Senna, certamente tra le sue prove più realistiche. Altro fondamentale protagonista di questa prima svolta è Seurat, molto ben rappresentato con due suoi capolavori e anche con alcuni famosi disegni dell’82. E poi, grazie alla collaborazione con il Musée Toulouse-Lautrec di Albi, proponiamo tredici dipinti del maestro, realizzati nel decennio degli anni Ottanta, quando, esordiente e non ancora noto al grande pubblico, ebbe stretti contatti con alcuni degli impressionisti.
Tra il 1884 e il 1890, il testimone passa idealmente ad artisti che inizieranno a comporre, sulla scia dell’impressionismo maturo, un nuovo mosaico di esperienze che influenzeranno marcatamente gli esiti successivi. In particolare avete una ricca selezione di opere di Paul Cézanne.
Nella terza sezione proponiamo capolavori di artisti come Seurat e Signac, la cui opera rappresentò un imprescindibile momento di passaggio dall’Impressionismo maturo a tutta quella serie di nuove esperienze che marcheranno il successivo sviluppo dell’arte contemporanea (andando a influenzare in modo profondo l’arte di Van Gogh). Così come fondamentali furono gli spostamenti compiuti da altri protagonisti della scena impressionista – pensiamo ad esempio a Gauguin – ben documentati dalla mostra. Ma il centro della sezione è sicuramente rappresentato dalla parete con i famosi ritratti in rosso che Cézanne dedicò alla moglie, proposti unitamente a due nature morte, una delle quali è la celeberrima “Il tavolo di cucina” del Museo d’Orsay. Si tratta di opere che ben rappresentano l’inizio consapevole di quella tecnica di scomposizione messa a punto dal maestro.
Prima di passare alla figura di Van Gogh, vuole dirci qualcosa a proposito delle opere di Rodin, forse l’unico scultore che possa essere indicato come impressionista?
Nel 1889 alla Galleria di Georges Petit si tenne la storica mostra che proponeva insieme opere di Monet e Rodin. A partire da quel momento Rodin è stato individuato non solo come uno dei migliori scultori di tutto l’Ottocento, ma anche l’unico che potesse essere definito impressionista. Sebbene la questione sia tuttora controversa, visto che non tutti i critici concordano in proposito, senza dubbio egli fu l’unico scultore che frequentò almeno alcuni dei pittori impressionisti, tra i quali, appunto, Monet. Grazie al Musée Rodin di Parigi possiamo ripercorrere il decennio degli anni Ottanta dell’attività dello scultore attraverso una decina tra gessi, bronzi e marmi, tra cui spicca l’“Eustache de Saint Pierre” che era presente alla mostra dell’89.
Ed eccoci giungere alla straordinaria selezione di opere di Van Gogh, che rappresentano il vertice della mostra…
Per questa occasione siamo riusciti a radunare ben cinquanta opere dell’olandese (equamente ripartite tra dipinti e disegni): un risultato che è andato ben oltre le nostre iniziali aspettative, e che ci ha condotti a maturare un certo rammarico per non avere approfittato dell’occasione per un allestimento a se stante. In effetti si tratta veramente di una mostra nella mostra, e più precisamente di una mostra monografica. Siamo infatti riusciti ad allestire un percorso completo lungo tutto l’arco dell’attività di Van Gogh, a partire da alcuni disegni del 1881 fino ad un dipinto realizzato solo due mesi prima della morte. Per cominciare abbiamo dei lavori che fanno riferimento al periodo olandese: il celeberrimo “Viale dei pioppi” del Van Gogh Museum, un “Mulino ad acqua” e lo stupendo “Fine del giorno” di Utrecht. Ma per testimoniare la centralità del grande maestro nella pittura francese, il cuore di questa esposizione è rappresentato proprio dalle opere del periodo parigino, realizzate tra il 1886 e il 1887, tra le quali spiccano due autoritratti, due versioni del “Restaurant du la sirène”, una appartenente al Musèe d’Orsay e l’altra proveniente dall’Ashmolean Museum di Oxford, che non sono mai state esposte insieme, e ancora un “Vaso di fiori” di una collezione privata olandese, che dopo essere stato esposto nel 1914 scomparve, per ricomparire solo nel 1995 e che per la prima volta viene pubblicato a colori. Si arriva poi al periodo di Arles, di cui con un certo orgoglio proponiamo una splendida versione del “Seminatore” proveniente da Zurigo, che dal 1961 non veniva prestata. Il periodo di Saint Remy è testimoniato da un bellissimo “Paesaggio con ulivi” e dall’“Arlesiana” del 1890, proveniente da San Paolo del Brasile. In conclusione, siamo sinceramente lieti di aver potuto approfittare del generoso contributo dei più importanti musei e istituzioni del mondo per presentare tante opere di valore assoluto all’interno della produzione complessiva del maestro.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa