Vittorio Botticini

il ritmo della modernità - Con la sua pittura di griglie geometriche, di colori intensi, di vibrante lirismo, questo artista fu sensibile interprete dei più significativi fermenti culturali che attraversarono il Novecento italiano


Vittorio Botticini, Natura morta con maschera, 66x57 cm
Vittorio Botticini, Natura morta con maschera, 66×57 cm

Vittorio Botticini (1909-1978), il pittore bresciano la cui avventura artistica è stata fortemente declinata in direzione del confronto e della personale reinterpretazione dei più significativi fermenti che hanno attraversato il Novecento italiano. Botticini fu fortemente legato al suo territorio e dunque alla lezione dei grandi maestri bresciani e veneti, ma fu anche capace di riscattarsi dal rischio di una dimensione provincialistica attraverso l’apertura verso tutto ciò che giungeva da fuori, a cominciare dagli esempi delle avanguardie internazionali, approdando ad una singolare fusione di echi cézanniani e picassiani risolti in un intenso postcubismo lirico. La sua vivace curiosità intellettuale sin dagli esordi prese la forma di un’incessante ricerca contenutistica e stilistica, spinta ad assecondare un impeto espressivo che non volle mai concedere nulla alla convenzione, né piegarsi alle regole di un ambiente spesso incline al conservatorismo culturale.

Attraverso un intelligente e rigoroso sperimentalismo, Botticini seppe accostare ad un filone più tradizionale, quello dei lavori su commissione che necessariamente richiedevano aderenza a canoni ripetitivi e decorativi, una produzione vastissima tutta orientata al continuo rinnovamento della sua visione estetica, in funzione dell’individuazione di una cifra personale e autonoma, che sarà sempre connotata in senso fortemente lirico. Il riferirsi ai principali fenomeni artistici del secondo Novecento gli era stimolo ad una costante verifica dei propri strumenti e delle proprie aspirazioni. Negli anni postbellici, i rimandi culturali di Vittorio Botticini sono individuabili nel clima multisfaccettato di Corrente, con il rifiuto del classicismo e la ricerca di una nuova libertà nell’uso della composizione e del colore, sulla scia della via aperta da Cézanne verso una inedita ridefinizione dei concetti di spazio, forma e volume. A seguire, l’attenzione per i promotori della Nuova Secessione artistica e del Fronte Nuovo delle Arti, fra i quali vi fu iniziale condivisione di spazi di sperimentazione dove confluirono le tre fondamentali tendenze della pittura italiana del postfascismo: quella che si rifaceva a Corrente, quella che guardava a Picasso e quella che riprendeva l’espressionismo della Scuola di Parigi. Attraverso la frequentazione di artisti del calibro di Emilio Vedova, Renato Birolli, Ennio Morlotti, Giuseppe Santomaso, Botticini fu coinvolto in prima persona nel dibattito culturale di quegli anni. Sul tracciato, poi, dell’esperienza di Birolli e di Cassinari, egli abbandonò i paesaggi e le figure a cui si era dedicato con un naturalismo sempre attento alla plasticità dell’impaginato, dando vita ad opere dominate dalle rigorose geometrie, in cui la forma si scompone e viene riordinata negli spazi scanditi da una fitta griglia intelaiata.

Vittorio Botticini, Rio veneziano, 60x50 cm
Vittorio Botticini, Rio veneziano, 60×50 cm

Tuttavia, il suo rivolgersi a soluzioni completamente astratte non fu mai assoluto, essendo troppo forte in lui il sentimento per la natura. Così, quando negli anni Cinquanta i due principali filoni dell’arte italiana, quello realista-figurativo e quello astratto, giunsero ad una divaricazione che solo alcuni – Birolli, Morlotti – cercavano di compensare, egli attraversò una crisi profonda, che lo condusse a riproporre con prepotenza nei suoi quadri la figura, ritornando sulle scelte precedenti. In tali suoi “tentativi” si può comunque individuare una sottile coerenza, ravvisabile nell’acuta sensibilità che egli nutriva nei confronti della contemporaneità, in una presa di coscienza critica e disincantata di questa e, soprattutto, nel colore, indicato come essenza stessa della pittura. Instancabile nella sua ansia di conoscenza e sperimentazione, negli ultimi anni di vita Botticini tornò una volta di più a sfidare se stesso, abbracciando nuove soluzioni ancora ai limiti dell’astrazione, con un informale segnico di grande impatto visivo ed emotivo.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa