Winston Churchill pittore-statista – Storia, quotazioni, video

L’intero corpus delle opere di Churchill conta più di cinquecento dipinti, metà dei quali realizzati tra il 1930 e il 1939. Sotto il profilo pittorico, l’artista rielabora temi e soggetti cari all’Impressionismo, dimostrando di avere osservato l’arte di Cézanne. Nel gennaio del 1921 espose per la prima volta la sue opere, nella Gallerie Druet a Parigi, con lo pseudonimo di Charles Monrin. I dipinti ebbero un discreto successo. Sei quadri furono venduti. E non fu poco. Nel 1925, sempre sotto stretto anonimato, vinse il primo premio in una mostra di dilettanti a Londra con Winter sunshine - Luce del sole invernale -. L’opera aveva rischiato di essere squalificata poiché un giurato - Joseph Duveen - dubitava che potesse essere stata realizzata da un pittore dilettante. Nonostante il riconoscimento, Churchill non era molto sicuro di se stesso.

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Nella pagina, dipinti di Winston Churchill

Winston Churchill, Cap d'Ail
Winston Churchill, Cap d’Ail

Riteneva che la tela fosse un campo di battaglia; all’esordio pittorico patì qualche insuccesso per un eccessivo accumulo di pigmenti o per il desiderio di giungere alla fine del quadro senza che la materia si fosse assestata. Amò rappresentare soprattutto paesaggi con fiumi, mari o laghi. Colse l’eredità impressionista, passando per Cézanne e realizzò cinquecento dipinti. “Ho avuto una meravigliosa vita, piena di molte conquiste. Ogni mia ambizione è stata ottenuta, tranne una: non sono un grande pittore”.

Churchill conobbe la pittura in età adulta, a quarant’anni, nel 1914, periodo nel quale, con la moglie e i tre figli, si era trasferito a Surrey, nella Hoe farm, un’incantevole casa di campagna. Qui, durante un fine settimana, fu attratto dal disegno che la cognata Goonie Churchill – sua ospite insieme ai figli – stava realizzando; così prese un pennello e, utilizzando la scatoletta dei colori dei nipoti, provò a dipingere: fu un amore immediato. Si procurò immediatamente tubetti ad olio e il necessario per coltivare la nascente passione. Con l’aiuto del pittore John Lavery e consorte – vicini di casa nella capitale britannica – cercò di assecondare il proprio interesse, tutto di derivazione impressionista, per i valori della luce e del colore.

Winston Churchill, Two glasses on a verandah
Winston Churchill, Two glasses on a verandah

“La pittura – diceva Churchill – è come un attacco sulla tela che va condotto con le tattiche di un generale sul campo di battaglia”. Giunse quindi ad essere piuttosto sistematico nell’affrontare i quesiti posti dalla tela bianca. Egli infatti inizialmente catturava la struttura del paesaggio o della natura morta, disegnando, in silhouette, gli ingombri. Giunto a campire i colori in una stesura piatta, ricavava i dettagli, le superfici, i lumi e le ombre, così da giungere, in un paio d’ore, ad una buona definizione dell’opera; con il tempo, aveva capito che le finiture andavano apposte dopo aver lasciato che i colori asciugassero e che le tinte, pertanto, si assestassero. Ma in molti casi – come accade ai pittori dilettanti – non riusciva a resistere all’idea di giungere in una sola seduta al prodotto finito, senza la necessaria attesa. Impaziente di raggiungere il risultato finale, tendeva a sovrapporre altra materia al primo impasto cromatico.; ciò, come avviene sempre con l’olio, portava allo spegnimento delle tinte. Secondo la moglie Clementine, Winston tendeva così lavorare troppo su una composizione e, qualche volta, era lei stessa a togliere l’opera dal cavalletto e nasconderla. Infatti Churchill incappava spesso in uno dei più frequenti errori commessi agli esordi dai pittori dilettanti: andare oltre ciò che la materia consentiva.

Evidentemente non sapeva che Monet, sulla piccola barca dalla quale dipingeva terre ed acque tra Giverny e Argenteuil, procedeva giorno dopo giorno sulla stessa tela, con piccole aggiunte e integrazioni, attendendo gli assestamenti. Raggiungendo il luogo in cui il giorno precedente aveva lavorato, e basandosi su un quadernetto sul quale era indicata l’ora della presa pittorica di un determinato soggetto, proseguiva nella stesura sapendo poi fermarsi al punto giusto per evitare che gli impasti sprofondassero a livello di tonalità. Churchill non conosceva poi l’uso dell’essenza di trementina, che consente di diluire il pigmento del tubetto, riducendo la pastosità del colore dato a corpo e che consente di migliorare i tempi di essiccazione superficiale del colore, consentendo, il giorno successivo una nuova seduta pittorica.

A Clementine non sfuggiva che il continuo e frequente ritocco al quale Winston sottoponeva, nei primi anni, le opere non permetteva il corretto assestamento dei colori, che si mischiavano a quelli stesi precedentemente, togliendo brillantezza ai dipinti. Sicchè per evitare che l’opera precipitasse in una grigia pastosità era lei stessa, come dicevamo, ad interrompere gli interventi del marito. Nel 1915 . nonostante fosse stato eletto meandro del Consiglio di Guerra, Churchill ebbe molto tempo a disposizione, che egli decise di dedicare quasi totalmente alla pittura. Trascorreva lunghe ore nello studio dell’amico John Lavery, cercando di comprendere alcuni passaggi tecnici che gli avrebbero permesso di non incorrere negli errori degli autodidatti. Sviluppò così una tecnica semplice e diretta. I suoi soggetti preferiti erano i paesaggi, le nature morte, le vedute marine o comunque i dipinti nei quali egli si potesse misurare con la presenza dell’acqua, rispetto alla quale l’artista mostrava una forte predilezione. Lo studio dei giochi d’acqua fu quindi uno degli esercizi ai quali egli si sottopose con maggior applicazione, prendendo spunto dai quadri di John Singer Sargent. Ecco allora i quadri della Costa Azzurra, del Mediterraneo, delle pozze d’acqua dei parchi, del lago di Garda e dei minuscoli bacini alpini, tutte opere che costituiscono una sorta di album ricordo, in quanto costituiscono uno scatto-ricordo dai luoghi villeggiatura. Ma si dice che Churchill avesse realizzato dipinti addirittura durante le battaglie, raccolto in profonda concentrazione, malgrado gli assordanti rumori degli ordigni bellici.

Nel gennaio del 1921 espose per la prima volta la sue opere, nella Gallerie Druet a Parigi, con lo pseudonimo di Charles Monrin. I dipinti ebbero un discreto successo. Sei quadri furono venduti. E non fu poco. Nel 1925, sempre sotto stretto anonimato, vinse il primo premio in una mostra di dilettanti a Londra con Winter sunshine – Luce del sole invernale -. L’opera aveva rischiato di essere squalificata poiché un giurato – Joseph Duveen – dubitava che potesse essere stata realizzata da un pittore dilettante. Nonostante il riconoscimento, Churchill non era molto sicuro di se stesso. Si riteneva ancora troppo inesperto nella realizzazione del disegno preparatorio, e a questa insicurezza dovette certamente contribuire la sfiducia che Winston aveva accumulato, ai tempi della scuola, misurandosi con penne e matite; a riprova di questo impacciato modo di procedere, resta la testimonianza relativa ai disegni realizzati durante l’insurrezione a Cuba nel 1895. Churchill, in vacanza, aveva seguito l’esercito spagnolo; in quell’occasione aveva scritto alcuni articoli per il “Daily Graphic”, ai quali aveva allegato illustrazioni da lui realizzate, che furono scartate dal giornale perché ritenute “troppo primitive”. Vennero pertanto rielaborate da un disegnatore professionista. Ma l’applicazione – quanto il progressivo abbandono del disegno in direzione di un colorismo puro di matrice impressionista – resta il principale strumento del successo. Nel 1927 approfitta della conoscenza di Walter Richard Sickert, vecchio amico di infanzia della moglie Clementine, nonché abile pittore – l’uomo sul quale recentemente è caduto il sospetto dei delitti commessi da Jack lo Squartatore – per affinare ulteriormente la propria arte.

Da Sickert impara a fare uso delle fotografie – ingrandite secondo le dimensioni della tela – come supporto visivo per l’impostazione e il perfezionamento dell’opera. Sickert gli insegna anche a maneggiare la «lanterna magica», strumento con il quale viene proiettato il chiaro e lo scuro che sono successivamente riprodotti sulla tela, e a padroneggiare la «griglia prospettica», un rettangolo reticolato che si allarga e si restringe, a seconda della proporzione e della scala del disegno preso come riferimento. Nel ’22 passa sei mesi in una villa a Cannes e, nel ’25, è in Italia, a Firenze prima, a Venezia poi, dove approfitta dei magnifici paesaggi e delle suggestive atmosfere per potenziare cromaticamente la propria tavolozza. Nel 1929 si dimette dall’incarico di membro del Consiglio di Guerra del Gabinetto ma continua a viaggiare, portando con sé pennelli, colori e tele. Nel febbraio dello stesso anno parte per il Canada. Poi è a San Francisco e a New York . Nel ’35, a Marrakech, si immerge pittoricamente nei paesaggi riarsi dal sole africano. Quindi, giunge l’incarico di Primo ministro.

Winston Churchill,-River-la-fontaine
Winston Churchill, River la Fontaine

La guerra non gli dà pace. Il tempo libero diminuisce notevolmente. Nel 1946, durante un soggiorno a Villa Choisi, in Svizzera – come testimonia la figlia Mary Soames nel libro “Winston Churchill. His Life as a Painter”, edito da Houghton Mifflin Company di Boston – sulle rive del lago Lèman, impara una nuova tecnica – meno complicata di quella ad olio – che gli consente di assecondare la propria irruenza, giungendo alla sovrapposizioni di colori, senza lunghe attese, poiché, com’è ben noto, la tempera, pur non offrendo la brillantezza dell’olio, asciuga con grande rapidità. «Mi sono intrattenuto con la pittura a tempera – scrive Churchill in una lettera a Willy Sax di Zurigo -, tecnica che trovo molto piacevole, e che offre grandi possibilità sia per la preparazione della tela che per i tocchi finali. Sarei molto grato se mi potesse descrivere in una sua lettera l’esatta descrizione della glicerina che lei mi ha detto si poteva spargere sui colori nella tavolozza per fare in modo che non si secchino, così da evitare inutili sprechi»

Nel 1949 torna in Italia, rapito dalla magica bellezza dei laghi di Carezza e di Garda. Si dice che Churchill fosse giunto nei pressi delle rive gardesane con l’intenzione ufficiale di dipingere ma che, in realtà, tentasse di recuperare – nel territorio dell’ex Repubblica sociale – il suo carteggio con Mussolini, poiché quelle lettere da lui inviate al dittatore italiano contenevano segreti imbarazzanti. Il premier inglese, in passato, non aveva infatti nascosto simpatie per il dittatore italiano. Comunque sia stato, l’artista realizzò sul Garda alcuni dipinti, seduto di fronte al cavalletto, sotto un ombrellone, attorniato da guardie del corpo e da agenti della questura di Brescia. L’intero corpus delle opere di Churchill conta più di cinquecento dipinti, metà dei quali realizzati tra il 1930 e il 1939. Sotto il profilo pittorico, l’artista rielabora temi e soggetti cari all’Impressionismo, dimostrando di avere osservato l’arte di Cézanne. I suoi dipinti vengono pagati fino a 500mila dollari.


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