E' reale - e osservando la sua pittura estremamente sintetica sembrerebbe un aspetto leggendario della sua attività - la necessità che Matisse aveva di lavorare con modelle e modelli per la propria attività pittorica. Anzi. Possiamo dire che egli era più assillante e noioso, nei tempi di posa e nello scrupolo che egli poneva a "guardare dal vero", di un autentico ritrattista. Eppure se osserviamo le immagini che egli ricava dai soggetti notiamo una semplificazione estrema all'interno della quale il principio di individualità del modello stesso si perde nell'universalità. Eppure Matisse non poteva rinunciare a questo contatto
Posts published in Gennaio 2016
Fu garzone di Michelangelo Merisi e, da bambino, aveva posato per il più scandaloso di tutti i quadri dipinti dal maestro. Poi, Cecco del Caravaggio divenne a sua volta artista di vaglia, allievo prediletto del grande lombardo. Prima di scomparire nel nulla, forse a Napoli, la città dalla quale il suo maestro era ripartito per raggiungere Roma, in quello che sarenne stato il viaggio della morte
LA MOSTRA | A Palazzo Strozzi, Firenze, la rassegna propone una suggestiva riflessione sul rapporto tra arte e sacro attraverso i capolavori di celebri artisti italiani e internazionali, tra cui: Domenico Morelli, Gaetano Previati, Felice Casorati, Lorenzo Viani, Gino Severini, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Emilio Vedova, Vincent van Gogh, Jean-François Millet, Edvard Munch, Pablo Picasso, Max Ernst, Georges Rouault, Henri Matisse
Dapprincipio , i re Magi erano effigiati tutti e tre con la pelle bianca. A partire dal XII secolo, però, furono “delegati” a rappresentare le tre parti del mondo allora conosciute, venute a rendere omaggio al Bambino. Fu così che Giovanni Hildesheim nella sua Historia trium regum (scritta tra il 1338 e il 1375) “scurì” uno dei sapienti, Gaspare, facendone “l’Etiope nero”. Una “deviazione” eccezionale rispetto alla regola, in quanto il nero era considerato il “colore del demonio”
Tra tutte le trasformazioni del paesaggio, la neve è la più repentina e meravigliosa: essa agisce su un paesaggio modificandone profondamente la consistenza e la luminosità, raccoglie e riflette la luce dal basso verso le superfici ammorbidendo le ombre ed i contrasti. Per un pittore come Sisley, così affascinato dalle variazioni cromatiche della luce al tramonto o, al contrario, dal grigiore imposto dalle spesse coltri di nubi da neve, il fenomeno metereologico ha rappresentato, in più di una circostanza, l’occasione di realizzare vedute innevate molto differenti tra loro.
Nato in terre gonzaghesche, Gianni Signorini ha una predilezione - fortemente ricambiata dal mezzo espressivo - per l'assetto disegnativo. Pare che l'aura di Mantegna, con la nettezza delle sue superfici scultoree, rimanga nel patrimonio genetico dell'artista mantovano contemporaneo. L'espressione diviene forte propensione ai volumi, proprio cone nell'allievo dello Squarcione, che passò la propria infanzia e l'adolescenza a ritrarre volti edi antichi romani che il capo bottega padovano collezionava e utilizzava per studio. E anche quando, con matite morbide, egli realizza il set della natura morta, rimane nei frutti o nelle suppellettili qualcosa di glorioso, come se fosse stato scolpito mentalmente nel marmo di Carrara, trasformato in una scultura e reso sul foglio conparticolare efficacia