Ancora un processo per il Tesoro romano trovato in Corsica. Contestata al sub la tentata vendita di questo contenitore d’oro

Tre ragazzi trovarono, andando alla ricerca di ricci di mare, trovarono in acqua centinaia di monete romane d'oro, vasellame prezioso, una vera fortuna. Presi dalla febbre dell'oro, continuano la loro ricerca, dilapidando subito il bottino che vendettero nel continente. Auto di lusso, feste, casinò.. Non si negano nulla,..

MARSIGLIA – E’ in corso a Marsiglia, in Francia, il processo contro Félix Biancamaria, 67 anni, il sub corso accusato di contrabbando di un tesoro nazionale. L’uomo venne sorpreso con un contenitore prezioso, (nella foto), del peso di circa 900 grammi, ritenuto parte di un misterioso tesoro sommerso d’oro noto come il “Tesoro di Lava” dal nome del golfo in cui avvennero le immersioni.

Il processo attuale rappresenta l’ultima tappa della lunga vicenda conosciuta come la “saga del tesoro di Lava”, che ebbe inizio quasi 40 anni fa nel 1985. Tre giovani, tra cui Félix Biancamaria e suo fratello gemello, mentre pescavano ricci di mare presso la costa occidentale della Corsica, scoprirono oltre 100 rare monete d’oro risalenti al III secolo, raffiguranti teste di imperatori romani.

Félix Biancamaria era stato condannato nel 1994 per aver venduto le monete scoperte, ricevendo una pena – poi sospesa – di 18 mesi e una multa di 15.000 euro. Tuttavia, nel 2010, durante un controllo all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, fu scoperto che Biancamaria trasportava un raro piatto d’oro, del valore di 6-8 milioni di euro, proveniente – secondo l’accusa – dallo stesso ritrovamento. Secondo alcune fonti, al centro del contenitore c’era un ritratto dell’imperatore romano Gallieno, poi scomparso.

L’accusa attuale riguarda il presunto tentativo di Biancamaria di venderlo illegalmente. Nonostante la sua ammissione di aver trovato centinaia di monete d’oro e il piatto insieme ad altri tesori, il caso solleva la questione cruciale della proprietà del tesoro, considerato proprio dallo Stato francese. Di diverso avviso è Biancamaria.

Nel suo libro del 2004, “Le Trésor de Lava”, Biancamaria ha descritto l’estrazione del piatto da sotto una roccia sul fondo del mare, utilizzando un martinetto da serbatoio. Tuttavia, in tribunale lunedì, ha dichiarato di aver trovato il prezioso contenitore sulla terra, affermando che ciò ne avrebbe conferito una parziale proprietà.

La difesa di Biancamaria, guidata dall’avvocato Anna-Maria Sollacaro, sostiene che la mancanza di prove di un relitto marino smentisce la tesi dello Stato e suggerisce che la legge all’epoca del ritrovamento si applicasse solo ai beni provenienti da relitti.

Storici e archeologi ritengono che il tesoro comprendesse fino a 1.400 monete coniate durante il periodo di quattro imperatori romani. Michel L’Hour, un archeologo marino, ha definito le monete “il tesoro monetario più importante del 3° secolo”. Tuttavia, la polizia francese, nonostante il recupero del piatto, non ha trovato il medaglione centrale.

La leggenda sull’origine del tesoro è varia, con teorie che vanno da un naufragio al largo della costa a un nascondiglio sull’isola che è caduto in mare dopo una frana. Fatto questo che non sarebbe improbabile. Il tesoro, nascosto in una villa romana sulla costa, sarebbe finito in mare parzialmente travolto dalle rocce. Le stesse sulle quali i giovani cercavano ricci marini.

Il contenitore d’oro @ Foto Cavillon, Drassm

Jean-Luc Boyer, vicedirettore dell’Ufficio centrale francese per la lotta al traffico di beni culturali, sottolinea che i tesori sommersi appartengono allo Stato, ma se trovati sulla terraferma, una parte potrebbe appartenere al trovatore, obbligato a dichiarare la scoperta al Ministero della Cultura.

Il verdetto finale su questa intricata questione di proprietà del tesoro di Lava rimane ancora incerto, mentre il processo continua a Marsiglia.

Biancamaria, come dicevamo, ha scritto un libro, uscito nel 2004, sulla vicenda del ritrovamento, intitolato “Le trésor de Lava: la fièvre de l’or romain chez les plongeurs corses” (Il tesoro di Lava: la febbre dell’oro romano tra i sub corsi”). La sinossi del volume costituisce, di fatto, la sua sintesi relativa ai fatti. “Settembre 1985. Nel Golfo di Lava, non lontano da Ajaccio, Félix Biancamaria e due amici si preparano per il rito del “riccio di mare” a bordo della loro imbarcazione. Ma è un tesoro quello che i tre subacquei scopriranno nelle calde acque della Corsica… centinaia di monete romane, vasellame prezioso, una vera fortuna. Presi dalla febbre dell’oro, continuano la loro ricerca, dilapidando subito il bottino che vendono nel continente. Auto di lusso, feste, casinò… non si negano nulla, è la bella vita! Purtroppo per loro, questa improvvisa ricchezza finisce per suscitare gelosie, suscitando la curiosità della stampa locale e i sospetti della polizia che metterà fine al sogno di El Dorado. Questa avventura, tanto incredibile quanto incredibile, mette in luce anche l’ambiguità della legge sui diritti e sullo status degli scopritori di tesori in Francia”.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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