Manet e l’avo Tiziano, così la rivoluzione passò attraverso la tradizione

La mostra veneziana mette in luce le riletture innovative, operate dal pittore francese, dei codici strutturali della pittura italiana del Cinquecento

Manet-Olympia

[S]traordinaria presenza, alla mostra “Manet. Ritorno a Venezia”,

della Venere di Urbino di Tiziano accanto all’Olympia di Manet

che per la prima volta lascia la Francia  Un confronto “storico” tra due capolavori dell’arte universale, tra due opere-icona

dell’immaginario le cui storie e ispirazioni s’intrecciano profondamente. Allo stesso

tempo, una forte collaborazione culturale tra Italia e Francia.  Accanto alla sublime “Olympia” (1863) di Édouard Manet -opera che non ha mai

lasciato prima d’ora la Francia -nella mostra “Manet. Ritorno a Venezia” (Palazzo

Ducale 24 aprile/18 agosto) è esposta anche la più sensuale tra le dee dipinte da

Tiziano: la cosiddetta “Venere di Urbino”, capolavoro dell’arte rinascimentale e fonte

d’ispirazione per il grande artista francese.

Un’operazione di assoluta valenza scientifica e culturale, fortemente voluta dal Musée

d’Orsay e dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, sostenuta in prima persona dal

Sindaco di Venezia (e vicepresidente della Fondazione) Giorgio Orsoni e concretizzata

grazie all’azione congiunta e alla comunione d’intenti dei Ministeri degli Esteri e dei

Ministeri della Cultura italiani e francesi.

venere urbinoLa mostra, che si apre a Venezia a Palazzo Ducale il 24 aprile, promossa dalla Fondazione

Musei Civici di Venezia, è progettata con la collaborazione speciale del Musée D’Orsay

di Parigi e coprodotta con 24ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, posta sotto l’Alto Patronato

del Presidente della Repubblica Italiana, con il patrocinio della Regione del Veneto e

della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna ed ha

come commissari Guy Cogeval e Gabriella Belli, curatore Stéphane Guégan, progetto

allestitivo di Daniela Ferretti, catalogo Skira.

L’opera simbolo di Manet, presentata al Salon del 1865, è dunque affiancata per la prima

volta al dipinto del grande Tiziano, che tanto aveva colpito e suggestionato l’artista nei

suoi viaggi in Italia, offrendo ai visitatori della mostra una sintesi emblematica del tema

focale e inedito sviluppato nell’esposizione: l’anima italiana della pittura di Manet.

Il dipinto che Tiziano realizzò per Guidobaldo II della Rovere nel 1538, di cui è stata

più volte sottolineata la grande forza erotica, per la schiettezza nell’espressione della

giovane donna nuda e per l’immediatezza quotidiana, fu re-interpretato da Manet 325

anni dopo, con ancora maggiore sfrontatezza, sostituendo la figura della Venere con

quella di una femme de plaisir (sia pure interpretata da una modella professionista già

ritratta da Manet più volte Victorine Meurent), fiore sui capelli e nastrino nero al collo.

 

Ecco dunque riunite, in un impareggiabile confronto tra “modernità”, l’arte

eterna del sommo dei pittori, Tiziano, e quella rivoluzionaria di Manet, portavoce

dell’antiaccademismo, capace di sfidare le convezioni e i moralismi del tempo, ma

anche – come Tiziano – di dare nuovo senso al colore e alla luce in pittura.

 

 

Dal confronto alla mostra

Le radici “venete”

e rinascimentali di Monet

 

La mostra “Manet. Ritorno a Venezia” nasce della fattiva collaborazione tra il Musée d’Orsay di

Parigi e la Fondazione Civici Musei di Venezia con lo scopo, ben evidenziato nel progetto di Guy

Cogeval e Gabriella Belli, commissari generali dell’esposizione, di presentare per la prima volta in

Italia una rassegna di alto profilo scientifico sul grande pittore francese, tra i più geniali interpreti

del rinnovamento delle arti visive nella seconda metà del secolo XIX.

Frutto di un’idea inedita quanto originale di Guy Cogeval, Presidente del Museo parigino, e della

sua speciale sensibilità storico-critica, la mostra presenta in un originalissimo percorso espositivo

un nucleo di opere davvero straordinarie, generosamente prestate dal Musée d’Orsay, tra cui

ricordiamo, tra le altre, Angelina (1865), La Lecture (1865/1866-1873), Le Fifre (1866), Le Balcon

(1868-1869), Sur la plage (1873), Portrait de Stéphane Mallarmé (1876), Lola de Valence (18621863,  modificata dopo il 1867), quest’ultima superbamente restaurata per l’occasione.

A questi capolavori si uniscono altri importanti dipinti provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna e

Germania e, in via del tutto eccezionale – come dicevamo – la straordinaria tela di Olympia (1863), sempre di proprietà del Musée d’Orsay, un dipinto mai uscito dalla Francia, opera fondamentale per comprendere il  particolare taglio critico dell’esposizione, che indaga l’anima italiana di Manet, per la prima volta messa a confronto con la Venere di Urbino di Tiziano, prestata dagli Uffizi.

Il progetto vede dunque non solo la collaborazione di due istituzioni museali ma anche il

consolidarsi di una quasi decennale partnership tra le rispettive direzioni scientifiche, che hanno

condiviso un piano di ricerca di particolare interesse per la novità dell’indagine storico-critica

che la rassegna mette in campo. L’esposizione e il ricchissimo catalogo, infatti, esplorano per

la prima volta in maniera completa il tema dell’influenza dell’arte antica italiana sull’opera di

Manet, un rapporto non certo occasionale, come spesso la critica ebbe a scrivere, ma profondo e

determinante per il suo lavoro, che trovò fondamento nei tre lunghi soggiorni di studio a Venezia,

Firenze e Roma negli anni 1853, 1857 e 1874, e, prima ancora, nel tirocinio giovanile al Louvre, dove  Manet ebbe la prima rivelazione della pittura italiana.

La grande novità che Guy Cogeval ha voluto mettere in campo in questa esposizione, curata

da Stéphane Guégan, non si limita alla documentazione dell’influenza avuta dalla pittura

rinascimentale sull’opera di Manet, ma è soprattutto nella dimostrazione di quanta modernità

l’antico spirito dei maestri veneziani e fiorentini portò nella sua pittura, in mostra esposta a un

inedito confronto con alcuni capolavori del Quattro-Cinquecento come la preziosissima Venere

di Tiziano (1538).

Ma altri ancora sono i pittori con cui Manet si confronta nell’itinerario espositivo, allestito con

grande intelligenza da Daniela Ferretti nell’Appartamento del Doge in Palazzo Ducale: opere come

l’Antonello del Cristo morto sostenuto da tre angeli, il Lorenzo Lotto del celebre Ritratto di giovane

gentiluomo nello studio, le Due dame veneziane di Carpaccio, un quadro che trova una felice

corrispondenza con il capolavoro di Manet Le Balcon, e, ancora, il superbo ciclo di tele di Tintoretto che invade di sé ogni angolo del Palazzo: tutti dipinti capaci di avvalorare l’inedita proposta di  rilettura critica dell’opera del pittore francese, che nel ritorno a Venezia, a oltre centocinquanta  anni dal suo primo soggiorno, ritrova la sua troppo spesso sottaciuta identità italiana.

 

Il percorso espositivo

e le sezioni

 

Édouard Manet (Parigi 1832-1883) è noto a tutti noi come protagonista di una rivoluzione

espressiva determinante per lo sviluppo successivo della pittura.

Manet “abolisce” chiaroscuro e mezze tinte, predilige contrasti cromatici netti e pennellate

rapide, crea le forme attraverso il colore. “Padre” dell’arte del nostro tempo, scandalizza i suoi

contemporanei mentre attinge a piene mani, con insolente libertà, dai maestri del passato, con

cui instaura un dialogo continuo, profondo, attento e inatteso. Un dialogo che nasce durante le

frequentazioni del Louvre, prosegue nei viaggi in Italia e in Europa, e continuerà per tutta la vita.

Per molto tempo la critica ha evidenziato il ruolo della pittura spagnola tra le fonti di ispirazione

di Manet.  Questa mostra indaga, sottolinea e dimostra l’importanza dei maestri del Rinascimento italiano  nella formazione della sua poetica: da Tiziano a Raffaello, da Andrea del Sarto a Tintoretto, Manet  studia, cita, interpreta, stravolge. È una rilettura che si integra e si connette, nel processo creativo, anche a rimandi di carattere

psicologico o biografico, e si rivela attraverso gli esiti del tutto nuovi delle modalità pittoriche e

del senso stesso di ogni composizione. Lo straordinario accostamento che la mostra propone per

la prima (e forse unica) volta tra Olympia di Manet e la Venere d’Urbino di Tiziano ne è esempio

eclatante.

 

Con questa particolare chiave di lettura, la mostra consente di riflettere sull’intera produzione

di Manet, attraverso l’esposizione di molti celebri capolavori e alcuni confronti con maestri del

Rinascimento (oltre a quello con Tiziano, sono suggeriti in mostra accostamenti con opere di

Carpaccio, Antonello da Messina, Lorenzo Lotto) perché “se l’arte ha avuto una storia e continua

ad averne una, è grazie al lavoro degli artisti e anche al loro sguardo sulle opere del passato e al

modo in cui se ne sono appropriati”.

 

Il percorso si articola in nove sezioni, suddivise per temi che illustrano i generi, l’evoluzione,

le dirompenti novità -spesso incomprese dalla critica dominante dell’epoca -del linguaggio

espressivo di Manet. Se ne evidenzia inoltre il ruolo di primo piano tra le avanguardie culturali

del suo tempo – da Baudelaire a Zola a Mallarmè -, si analizza il diverso significato dei viaggi a

Venezia, compiuti a vent’anni di distanza uno dall’altro, fino a proporre alcuni esiti estremi della

sua ricerca, in cui temi collegati all’impegno civile repubblicano si intrecciano a visioni marine

aperte e infinite, nei nuovi stimoli di una pittura che ormai guarda al futuro.

Venezia

 

Manet. Ritorno a Venezia”

Venezia, Palazzo Ducale

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dal 24 Aprile al 18 Agosto 2013 Orari: da domenica a giovedì, dalle 9.00 alle 19.00 – venerdì e sabato, dalle 9.00 alle 20.00
(chiusura biglietteria 1 ora prima)

PRENOTAZIONI E PREVEDENTITA

 

Call center: +39 041 8520154 (dall’Italia e dall’estero)

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BIGLIETTI

Biglietto intero: € 13,00

Biglietto ridotto: € 11,00 *
ragazzi da 6 a 14 anni; studenti dai 15 ai 25 anni; cittadini over 65; personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; titolari di Carta Rolling Venice; titolari Carta Giovani; possessori di Museum Pass; possessori di Venice Card Adult e Junior;
gruppi (min.15 persone); membri Icom; soci FAI
Convenzionati: titolari di Carta Ikea Family; soci Coop; soci Pro Loco “Unplicard” (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia – Comitato Provinciale del Veneto); soci Touring Club Italiano; titolari di abbonamento Musei Torino Piemonte; soci Arci; possessori di Venice Card San Marco; clienti Trenitalia (viaggiatori Frecciargento e Frecciabianca con destinazione Venezia, viaggiatori in possesso di biglietto internazionale con destinazione Italia, dipendenti del Gruppo FS e i possessori di Carta Freccia)

* E’ richiesto un documento

Ridotto speciale: € 7,00
titolari di MUVE Friend Card; possessori del biglietto dei “Musei di Piazza San Marco” (va acquistato contestualmente, in vendita solo alla biglietteria di Palazzo Ducale)

Biglietto Scuole: € 5,00 *

* La scuola deve presentare lista su carta intestata dell’istituto

Ingresso gratuito: bambini da 0 a 5 anni; portatori di handicap con accompagnatore; guide autorizzate; interpreti turistici che accompagnino gruppi; accompagnatori (max. 2) di gruppi di ragazzi o studenti; accompagnatori (max. 1) di gruppi di adulti; partner ordinari MUVE

VISITE GUIDATE:

Gruppi € 117,00 (microfonaggio incluso)
Scuole € 93,00 (microfonaggio incluso)
Visite in inglese e francese: € 127,00 (microfonaggio incluso)

Audioguide € 5,00 (adulti) e € 4,00 (bambini)

 

 

 

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa