Marca-Relli – Quotazioni, storie e opere dell'italiano della Scuola di New York. Accesso gratuito

Nato a Boston nel 1913 da genitori italiani e scomparso a Parma nel 2000, l’artista (Corrado Marcarelli il nome originario) viene annoverato fra quegli intelletti straordinariamente intuitivi che hanno affrancato in modo definitivo la pittura americana dalla supremazia dell’École de Paris e creato una rivoluzionaria tendenza, dinamica, strutturale e gestuale al tempo stesso: l’Action Painting. A lui si deve inoltre l’istituzione del leggendario Ninth Street Show, il primo evento finalizzato a promuovere i nuovi talenti dell’Espressionismo astratto

Conrad Marca-Relli fu uno dei fondatori della Scuola di New York, che vantava tra i propri adepti Pollock, Kline, Gorky, De Kooning e Rothko.
Nato a Boston nel 1913 da genitori italiani, originari di Benevento, e scomparso a Parma nel 2000 – dove s’era trasferito, in tarda età, per lavorare con la galleria Nicoli – l’artista (Corrado di Marcarelli, il nome originario) viene annoverato fra quegli intelletti straordinariamente intuitivi che hanno affrancato in modo definitivo la pittura americana dalla supremazia dell’École de Paris e creato una rivoluzionaria tendenza, dinamica, strutturale e gestuale al tempo stesso: l’Action Painting. A lui si deve inoltre l’istituzione del leggendario Ninth Street Show, il primo evento finalizzato a promuovere i nuovi talenti dell’Espressionismo astratto.
Profondamente affascinato dall’arte rinascimentale italiana – tanto da decidere di trascorrere lunghi periodi nel Belpaese -, Marca-Relli ha dato vita ad un inedito connubio tra la cultura figurativa statunitense e quella europea, la cui atavica raffinatezza era osteggiata dai suoi colleghi. I precetti della corrente espressionista di cui faceva parte venivano così filtrati dalle istanze della nostra pittura, in una perfetta sintesi tra immediatezza e rigore, spontaneità e raffinatezza, innovazione e tradizione. Una soluzione personalissima, affine ma al tempo stesso autonoma dalla produzione artistica coeva, con cui egli intendeva opporsi alla sensazione di vuoto visivo che contraddistingue l’epoca attuale.


La solidità della pittura italiana e l’audacia di quella Usa, sapientemente amalgamate, sono elette da Marca-Relli a metafora dell’inconscio, espressione di un soggettivismo esasperato, manifestazione dei più reconditi e riposti moti dell’animo. Attraverso la tecnica del collage painting, di cui l’artista è l’ideatore, viene per la prima volta abolita ogni distanza tra figurativo ed astratto: la figura è ritenuta un’immagine mentale, priva di consistenza e tangibilità, mentre il collage è elaborato sino a diventare un’opera in sé completa e finita.
“La popolarità – sosteneva Marca-Relli – fa male alla ricerca di un artista, perché questi corre il rischio di sedersi per ascoltare i complimenti che gli vengono rivolti”.
E lui non si è mai adagiato, non ha mai ceduto alle lusinghe del successo, ma si è incessantemente e coraggiosamente dedicato alla propria indagine.


Marca-Relli, appartenente alla seconda generazione di espressionisti astratti, fece propri l’immediatezza e l’ardire della scuola newyorkese, e ricondusse nella sua arte i valori tradizionali della pittura europea quali raffinatezza, eleganza e rifinitura; gli stessi valori rifiutati da altri appartenenti alla medesima corrente. Marca-Relli è stato considerato un filtro indipendente e attore di una mediazione attiva tra la storia europea e la nuova visione americana della pittura. Nei suoi quadri, nei suoi celebri collage-montaggio, ha abolito la tradizionale distinzione tra figurativo e astratto, prendendo costantemente la figura come fonte di immagine astratta. Per lui l’opera non è mai concepita come geometria, come definizione di uno spazio, bensì viene vissuta come luogo di scontro di varie tensioni e superfici, che coinvolgono l’intera campitura generando uno spazio vitale. A Marca-Relli va riconosciuto il merito di aver innalzato il collage a dimensioni e complessità pari a quelle della pittura monumentale. Di seguito proponiamo il testo di Giampiero Mughini per il catalogo della mostra, edito dalla galleria.

di Giampiero Mughini
Gli anni della fioritura artistica del pittore italo-americano Conrad Marca-Relli, quelli a cavallo tra ultimi Quaranta e Cinquanta, sono gli anni in cui è come se fosse stato costruito un ponte ideale e sentimentale tra New York e Roma. Capitali entrambe di un segmento eccezionale della storia dell’arte del Novecento, vivono entrambe lo stesso subbuglio creativo. A New York fanno clamore i pittori dell’ “Espressionismo astratto”, di cui Marca-Relli è uno dei capintesta, ma anche i locali dove jazzisti come Charlie Parker imprimono una svolta alla musica moderna; a Roma s’accende il miglior cinema del mondo (l’“Hollywood sul Tevere”) ma anche i pittori che danno vita alla seconda stagione dell’astrattismo italiano e che faranno da stemma e da faro dell’arte moderna. E’ il tempo in cui il secolo deve fare il gran salto, radere al suolo cinquant’anni di creazione e di avanguardie, dimenticare il surrealismo, la pittura metafisica, il primo astrattismo. Buttarsi alle spalle giganti come Pablo Picasso, Giorgio De Chirico, Piet Mondrian. Bestemmiarli quei pittori, e anche se si tratta di una bestemmia che è in realtà una raffinata assimilazione. E’ il tempo in cui tutti i confini precedenti sono stati divelti, tutti i tabù andati in malora. C’è solo da creare da creare da creare. Ne nasce una pittura in cui ogni segno e ogni intervento fanno assieme da alba e da apocalisse. Alcuni tra i pittori americani, da Arshile Gorky a Jackson Pollock, in quella partita si giocano la vita. Non Marca-Relli, apparentemente più cheto, meno drammaticamente instabile. Si chiamava in realtà Marcarelli. Cambiò cognome per renderlo più pronunciabile ai suoi concittadini americani.

Era nato da famiglia italiana a Boston nel 1913. Per tutta la vita restò perfettamente bilingue. In Italia ci tornerà più volte per poi morirci ottantaquattrenne, il 29 agosto 1997. Muore a Parma, in Italia, il paese che lo ha adottato per sempre e che lo ama di un amore non effimero. E non poteva non essere questa bella galleria italiana, la galleria Lagorio Arte Contemporanea, a celebrarlo a un tempo in cui le leggi idiote del mercato hanno punito oltremisura Marca-Relli. E difatti il suo nome non lo troverete nelle aste di punta e nei ragguagli artistici i più alla moda. Da trent’anni quel nome è omesso, se non dimenticato. Un puro caso, una pura bestialità. E anche se chi conosce la pittura, sa bene chi è e quanto vale Marca-Relli. Alcune settimane facevo visita a un collezionista milanese che ha sulle pareti di casa sua il fior fiore della pittura del secondo Novecento. Immancabilmente mi sono trovato di fronte un magnifico quadro di Marca-Relli degli anni Cinquanta, da lui acquistato molti anni fa alla Galleria Niccoli di Parma. Così come a me fa molto piacere che uno dei collezionisti italiani più affezionati a Marca-Relli sia un uomo a me molto caro, Gian Paolo Montali, il coach della nazionale italiana di pallavolo. Uno che sa di arte quanto ne sa di sport.
Nei due primi decenni del secolo, il tempo in cui nasce Marca-Relli, è come se Dio si fosse messo a pensare americano e a volere che siano americane le sue germinazioni. Un anno più giovane di Marca-Relli, nel 1914 nasce Jackson Pollock. Mark Rothko era nato nel 1903. Franz Kline nel 1910. Robert Motherwell nel 1915. Philip Guston e Ad Reinhardt nascono lo stesso anno di Marca-Relli. Quando è il momento del gran salto di cui ho detto, alla fine degli anni Quaranta, hanno tutti quarant’anni e anche meno. L’età delle avventure mature. Vale quello che vale l’insegna che li accomuna nei manuali di storia dell’arte, “l’Espressionismo astratto”, una dizione cha avuto più fortuna che non quella di “Scuola di New York”. Non è l’insegna che conta, conta l’eccezionalità della loro avventura. Colori violenti e come scaraventati sulla tela, materiali i più commisti e contrastanti, strutture formali che non sono strutture eppure fanno una forma e anzi diventano un’icona. A far da sponda sono alcune gallerie site nel cuore intellettuale della Grande Mela. Già fa capolino Leo Castelli, quello che sarà il gallerista principe della Pop Art. E’ lui nel 1951 ad organizzare la mostra che funge da grido di battaglia del gruppo. Ci sono foto del tempo dove li vediamo riuniti i nostri eroi: Marca-Relli accanto a Pollock, e Kline, e Willem de Kooning (forse il più grande di quel gruppo grandissimo), e Guston, e Rothko, e Motherwell. Di de Kooning Marca-Relli è amico strettissimo. E quanto a Pollock, sarà lui a riconoscerne il cadavere straziato dall’incidente d’auto del 1956 che era a metà un suicidio. E la Roma degli anni Cinquanta che c’entra? C’entra eccome. A Roma Marca-Relli ci venne una prima volta nel 1948, e non è che siano rimasti senza conseguenze i suoi incontri con Alberto Burri e Afro Basaldella. Provate a collazionare le opere di quel periodo dei tre artisti, e resterete impressionati dalle affinità e dalle somiglianze, da quanto deve essere stato intenso lo scambio delle reciproche elettricità. Assistere a quell’andirivieni incessante tra New York e Roma è emozionante. Dall’America arriva de Kooning e a Roma ci resterà sei mesi.
Nel 1952 arriva in Italia Cy Twombly e a Roma, la città dove ha trovato se stesso e ha fatto fortuna, ci resterà quasi mezzo secolo. Chi non ha mai visto i quadri di Twombly appesi alle pareti del suo più grande collezionista, il compianto barone Giorgio Franchetti, s’è perso qualcosa. A Roma arriva Robert Rauschenberg e resta nella leggenda la sua visita allo studio di Burri a via Margutta: una visita fatta solo di occhi e di testa perché Burri, che era stato prigioniero in un “criminal camp” americano, si rifiuta di pronunciare una sola parola di inglese. Dalla Roma degli anni Cinquanta arrivano a New York Piero Dorazio e Salvatore Scarpitta, uno che si gioca tutto in quel viaggio e in quell’esplorazione. Insomma l’arte italiana e quella americana si guardano negli occhi e si ammirano a vicenda. Ciascun pittore prende e dà. Immaginate la gioia di Marca-Relli nel prendere e nel dare, lui che era per metà americano e per metà italiano. Viaggiando dall’America all’Italia e viceversa metteva in pace le due metà di se stesso. Torna ancora a Roma nel 1957, l’anno in cui le sue opere sono messe in mostra da Plinio De Martiis, forse il più grande gallerista italiano dell’ultimo mezzo secolo. Più tardi, l’ho detto, è venuto il declino in Marca-Relli in termini di notorietà e di valutazioni di mercato. Voglio sperare e scommettere che questa mostra di Brescia sia come la giunzione ideale con la mostra organizzata quasi mezzo secolo fa da Plinio, e dunque con il periodo di cui Marca-Relli è stato protagonista quanto pochi altri al mondo.


La biografia. Fra New York e Roma un viaggio di vita e art

Conrad Marca-Relli nasce a Boston il 5 giugno 1913 da genitori italiani. Nel 1927 si trasferisce con la famiglia a New York, dove frequenta la scuola d’arte privata del maestro Onorio Ruotolo e corsi serali di pittura; in questo ambiente matura l’interesse per l’arte rinascimentale italiana. Nel 1930 segue i corsi d’arte al Cooper Union Institute, New York. L’anno seguente apre un primo piccolo studio al Greenwich Village, che lascerà presto per uno più grande in Lafayette Street. Lavora per il WPA Federal Art Project dal 1935 al 1938 e in questo periodo conosce artisti come Willem de Kooning, Franz Kline e John Graham, che lo portano a modificare profondamente la sua visione della pittura. Dopo aver svolto il servizio militare come soldato semplice si trasferisce a Birdcliff, Woodstock, dove produce opere a metà strada tra il surrealismo e la pittura metafisica. Tornato a New York nel 1947 tiene la sua prima personale alla Niveau Gallery e nel settembre dello stesso anno si reca a Parigi. Deluso dall’ambiente parigino, l’anno seguente si trasferisce a Roma dove espone per due anni consecutivi, frequentando l’ambiente artistico italiano e stringendo amicizia con Afro Basaldella. In questo periodo la sua pittura si fa sempre più astratta. Nel 1949 torna negli Stati Uniti dove, con un gruppo di autori bohémien, di cui fanno parte de Kooning, Resnick, Kline, Ferren, Joop Sander e altri, Marca-Relli propone di fondare un circolo simile a quello che gli artisti romani avevano organizzato in Via Margutta. Viene così creato l’“Eight Street Club”. Nel 1951 si fa promotore di una mostra collettiva autogestita, “Ninth Street Show”, un’ampia rassegna dell’espressionismo astratto tenutasi a New York. Nel 1953 organizza la seconda “Ninth Street Show” alla Stable Gallery esponendo i suoi primi collages. Nello stesso anno si trasferisce nell’East Hampton, a Long Island, dove stringe una forte amicizia con Jackson Pollock. Negli anni ’50 e ’60 ottiene un crescente riconoscimento: vince la Logan Medal dell’Art Institute of Chicago nel 1954; partecipa alla Biennale di Venezia nel 1955 e a Documenta II di Kassel nel 1959; espone con Robert Motherwell a Düsseldorf nel 1961 e l’anno seguente, a Darmstadt, partecipa all’importante mostra itinerante sull’espressionismo astratto, “Abstrakte Americanische”. Nel 1967 il Whitney Museum of American Art di New York gli dedica un’importante retrospettiva. Negli anni ’70 e ’80 si divide tra gli Usa e l’Europa, vivendo anche su di un battello. Nel 1997 si trasferisce a Parma e l’anno successivo tiene una mostra alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Muore nella città emiliana il 29 agosto 2000.
NEL VIDEO, CONRAD MARCA-RELLI ILLUSTRA LE PROPRIE OPERE

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa