[box type=”note” ]SHEPARD FAIREY
#OBEY
Napoli, Pan | Palazzo delle Arti Napoli – Palazzo Roccella (via dei Mille 60)
Dal 6 dicembre 2014 al 28 febbraio 2015
Orari: dal lunedì al sabato dalle ore 9.30 alle ore 19.30; domenica dalle ore 9.30 alle 14.30.
Ingresso: € 8,00 intero
€ 6,00 ridotto (ragazzi dai 6 ai 26 anni; over 60; insegnanti; giornalisti non accreditati con tesserino; forze dell’Ordine non in servizio; T.C.I.; titolari di apposite convenzioni)
€ 4,00 ridotto portatori di handicap
Gratuito per bambini fino a 5 anni, accompagnatore di disabile e giornalisti accreditati
Biglietto famiglia valido per 4 persone: € 20,00
Ridotto scuole € 4,50 (Min 15/ Max 25) con due accompagnatori gratuiti
Ridotto gruppi € 6,00 (Min 15/ Max 25) con un accompagnatore gratuito
Informazioni: tel. 331 5257660
http://www.obeynapoli.com/
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[googlemap src=”https://maps.google.it/maps?q=Palazzo+delle+Arti+Napoli+via+dei+Mille+60&ll=40.83784,14.236972&spn=0.010633,0.023046&safe=active&fb=1&gl=it&hq=Palazzo+delle+Arti+Napoli+via+dei+Mille+60&hnear=Palazzo+delle+Arti+Napoli+via+dei+Mille+60&cid=3003525748679938994&t=m&z=16&iwloc=A” width=”200″ height=”250″ align=”alignright” ][I]l PAN | Palazzo delle Arti di Napoli ospita dal 6 dicembre 2014 al 28 febbraio 2015, Shepard Fairey, uno dei più celebrati street artist americani.
Autore tra i più influenti della scena contemporanea, Shepard Fairey, meglio conosciuto con lo pseudonimo di OBEY, ha accresciuto la sua fama grazie all’immagine stilizzata in quadricromia di Barack Obama sovrapposta ai termini Hope (speranza), Change (cambiamento), Progress (progresso), divenuta simbolo della campagna elettorale del futuro presidente degli Stati Uniti d’America nel 2008.
Con questo ritratto, definito dal critico d’arte del New Yorker, Peter Schjeldahl, “la più efficace illustrazione politica americana dai tempi dello Zio Sam”, Obey ha dato vita a un’icona pop contemporanea così come Andy Warhol aveva fatto con Marilyn Monroe, Mao, la Campbell’s soup e altro.
L’esposizione, curata da Massimo Sgroi, organizzata da Password Onlus, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, presenta per la prima volta in uno spazio museale italiano 60 opere, che raccontano l’evoluzione stilistica di Shepard Fairey, come la serie realizzata per la città di Venezia, Capitol hill, la monumentale tela, finora mai esposta, a cui si affiancano lavori provenienti da collezioni private.
BIOGRAFIA
Frank Shepard Fairey, conosciuto con lo pseudonimo di Obey è nato a Charleston, in South Carolina, il 15 febbraio 1970).
Figlio di un medico e di un’agente immobiliare, Fairey cresce in South Carolina, compie studi artistici e nel 1988 si diploma all’Accademia d’arte. Nel 1989 idea e realizza l’iniziativa André the Giant Has a Posse; dissemina i muri della città con degli adesivi (stickers) che riproducono il volto del famoso lottatore di wrestling André the Giant; gli stessi sono stati poi replicati da altri artisti in altre città. Come lo stesso Fairey ebbe modo di spiegare, non vi era nessun significato particolare nella scelta del soggetto; il senso della campagna era quello di produrre un fenomeno mediatico e di far riflettere i cittadini sul proprio rapporto con l’ambiente urbano.
In quel momento, la poetica di Obey prende forma, concentrandosi sui temi cruciali della propaganda e del controllo sociale. Un’attenzione all’aspetto comunicativo dell’arte che l’artista metterà a frutto nella guerrilla marketing e, nel corso del conflitto tra gli Stati Uniti e l’Iraq, nel campo della politica, grazie alla realizzazione di una serie di manifesti di stampo pacifista.
Ma l’iniziativa che ha dato visibilità internazionale a Fairey è stato il manifesto Hope che riproduce il volto stilizzato di Barack Obama, diventato l’icona della campagna elettorale che ha poi portato il rappresentante democratico alla Casa Bianca. Il manifesto apparve, sempre durante la campagna elettorale del 2008, con altre due scritte: “Change” e “Vote”. Il comitato elettorale di Obama non ufficializzò mai la collaborazione con Fairey, probabilmente perché i manifesti venivano affissi illegalmente, come nella tradizione della street art, ma il presidente, una volta eletto, inviò una lettera all’artista, resa poi pubblica, in cui ringraziava Fairey per l’apporto creativo alla sua campagna, la lettera si chiude con queste parole: “Ho il privilegio di essere parte della tua opera d’arte e sono orgoglioso di avere il tuo sostegno”.