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[E]cco una rielaborazione in chiave artistica della favola di Cenerentola. La protagonista è Séraphine Louis (1864-1942), cameriera nella cittadina francese di Senlis con un trasporto mistico verso la pittura. Searafine nasce in Francia, ad Arsy, da una povera famiglia di pastori. Perde prematuramente la madre, lavora tanti anni in un convento, come domestica, vorrebbe prendere i voti, poi decide di uscire, nel mondo. Diventa cameriera a ore; è una credente devota, ricca di un forte misticismo, che sconfina nell’eccesso. Secondo quanto lei raccontava – le versioni sono lievemente diverse – ad imporle un impegno nella pittura sarebbe stato un angelo o la Madonna stessa.
I soggetti dei suoi quadri sono tappeti di fiori – i fiori della sua infanzia, i fiori del luogo in cui viveva come la madre, che ha divinizzato, trasformandola in una santa o nella Madonna stessa .- Per questo non sono semplici decorazioni, ma si distendono sul supporto con una notevole forza espressiva, come percorsi da una semplice, violenta bellezza. Uscita dal convento, la donna inizia a dipingere a quarantadue anni, di sera, stendendo fogli, tele o pannelli per terra, come se dovesse lavare un pavimento. All’acquerello aggiunge un composto – che tiene segreto – per aumentare la brillantezza dei colori che, a prima vista, sembrerebbero rivelare l’uso dell’antico legante ad uovo., in alcuni dipinti, e l’uso di cera liquida per pavimenti, in altri. Tra i clienti ai quali sistema regolarmente la casa, la cameriera ha un collezionista e critico d’arte William Uhde, ma il carattere riservato della cameriera le impedisce di rivelare al “signor padrone” la sua passione nascosta. Un giorno William Uhde ha la necessità di recarsi nella casa del vicino e, casualmente, nota, appesa tra gli altri quadri, una natura morta che colpisce immediatamente la sua fantasia. I vicini rivelano che il quadro l’ha dipinto la cameriera di entrambi. Per il critico è una piacevole scoperta. Superato un primo momento di stupore e resosi conto delle potenzialità dell’autrice, decide di comprarle tele e colori, così da favorire l’emergere di un’arte a suo giudizio ricca di immaginazione. Segue un periodo di intensa produzione, per l’artista. Ma la Grande Depressione del 1929 non consente più al critico di aiutare la pittrice-cameriera; non gli permette più di comprarle i quadri e anche gli altri scarsi clienti spariscono. Del resto Seraphine usa i proventi della vendita dei dipinti per spese ritenute dissennate, per acquistare oggetti completamente inutili.
Il crollo psicologico che ne consegue la porta in manicomio, dove le viene diagnosticata una forma di psicosi cronica con manie di grandezza. Oggi possiamo annoverare le opere di Séraphine Louis tra le più rappresentative nell’ambito della pittura naif, contrassegnata comunque da una visione onirica che, più o meno consapevolmente, la avvicina all’ampia area di emanazione del surrealismo, come dimostrano i suoi fiori che scrutano lo spettatore, come fossero occhi e l’intensa carica onirica e mistica, sottesa a quella produzione. Un costante ritorno ai prati fioriti della madre. Prati mitici e mistici di un trauma mai superato. A questo personaggio il regista Provost ha dedicato un film intenso.