Nell’area sommersa di Baia trovata una fontana romana decorata. Un’infinita bellezza

Il video delle immersioni in un paesaggio unico. Cosa accadde all'Atlantide napoletana. Com'è strutturato il parco e come può essere visitato

Uno straordinario nuovo mosaico di una fontana semicircolare – con la raffigurazione di due anatre che nuotano in un mare fatto di migliaia di tessere colorate – è stato trovato nel ricchissimo parco sommerso di Baia, in Campania. Altro tassello di un’area meravigliosa, che continua ad essere oggetto di ricerca.

Resti della fontana monumentale, trovata dagli archeologi, sui fondali di Baia
Il rilievo tecnico dell’antica fontana

Il parco sommerso di Baia è una zona marina protetta nei pressi delle coste della città metropolitana di Napoli, a nord del Golfo di Napoli. È anche definito “la Pompei sommersa”, poiché ha una struttura simile a quella del nucleo urbano della città coperta di cenere nel 79 d.C.. Il Parco comprende il litorale di Bacoli e Pozzuoli tra la testata del molo meridionale del porto di Baia e il molo di Lido Augusto (Pozzuoli), per un’estensione totale media di 2×0,5 miglia nautiche (circa 3,4 Km2) e profondità massima intorno ai -15 mt.

Tutta quest’area – che già a quei tempi era una località balneare alla moda, ricca di ville e di attività mercantili – sprofondò a causa del fenomeno vulcanico del bradisismo che caratterizza l’intera costa nord dell’area napoletana. Cedimenti avanzati e innalzamenti arretrati, con escursioni in positivo ed in negativo di molti metri, hanno provocato negli ultimi 2000 anni l’inabissamento della linea di costa romana di circa 6/8 metri.
Il cedimento e lo sprofondamento hanno consentito la conservazione di molte vestigia, che non sono state oggetto – come avveniva normalmente nel Medioevo – di scavo, recupero e riuso. La costiera a nord di Napoli era conosciuta come una straordinaria località climatica, caratterizzata da paesaggi particolarmente suggestivi. L’economia della zona – già florida – fu rilanciata dall’approdo dell’imperatore augusto nella villa di Posillipo – Pausilypon significa, in greco antico, “luogo lontano dagli affanni”-. La villa del promontorio di Posillipo – costruita dal ricco liberto Publio Vedio Pollione – fu lasciata in eredità ad Augusto stesso. I soggiorni imperiali favorirono insediamenti, caratterizzati da alta qualità architettonica ed artistica – nonchè consistenti retrovie commerciali e artigianali – lungo lo stesso litorale. Nella zona, verso Miseno, ancorava un consistente nucleo della marina romana.
Tra gli ambienti di maggiore pregio, che oggi si trovano inabissati, vi è il ninfeo di Punta Epitaffio, triclinium con funzione di sala per banchetti risalente all’epoca dell’imperatore Claudio, le cui statue sono state trasferite all’interno del Museo archeologico dei Campi Flegrei dove l’ambiente è stato ricostruito. Nei pressi dell’attuale costa sono oggi sommersi i resti dei porti commerciali di Baia (Lacus Baianus) ed il Portus Julius. Più a nord aveva sede il porto di Capo Miseno sede storica della flotta imperiale romana.

Lo straordinario valore di tali siti è dato sia dal notevole stato di conservazione dei reperti archeologici, oltre che dal loro valore storico archeologico oggettivo. Mosaici, tracce di affreschi, sculture, tracciati stradali e colonne, sono sommersi a circa 5 metri sotto il livello del mare e sono visitabili, in modo organizzato, sia attraverso immersioni che con pinne e boccaglio, in canoa o in barca.

Ora vediamo cosa si trovano di fronte, i sub che scelgono di fare questa meravigliosa esperienza. Nel filmato.

 

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Maurizio Bernardelli Curuz
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