2 ottobre 1921 – Un mix esplosivo di professionalità, conoscenze tecniche e comprensione del trend del mercato crearono uno dei marchi vetrari più famosi al mondo. Furono l’avvocato milanese Paolo Venini e l’antiquario veneziano Giacomo Cappellin a fondare la “Vetri Soffiati Cappellin Venini & C.”, un progetto ambizioso di cui l’artista veneziano Vittorio Zecchin entra immediatamente a far parte, in qualità di Direttore artistico.
L’unione di queste tre personalità gettò le basi di quell’identità stilistica che ancora oggi contraddistingue l’azienda: cambiamento degli schemi tradizionali, apertura verso le avanguardie artistiche e padronanza delle tecniche di lavorazione, grazie all’apporto dei migliori maestri vetrai dell’isola.
La storia dell’avvocato
che fu folgorato dal vetro
Paolo Venini era nato a Cusano Milanino, in provincia di Milano nel 1895, in una famiglia di proprietari terrieri. Si era laureato in legge, a Pavia.
Durante gli anni della prima guerra mondiale era stato nominato ufficiale e assegnato alla laguna veneta. Amava gli aerei e le opere d’arte antica.
Venezia gli restò nel cuore. Al ritorno dal conflitto venne a contatto con l’ambiente del vetro tramite il veneziano Giacomo Cappellin, titolare di un negozio di antichità a Venezia e a Milano. Fu così che nacque l’impresa, sorretta da un’idea di produrre vetro con un substrato culturale notevole e con aperture al mondo della ricerca e del design, unendo passato e futuro.
Fondamentale si rivelò
la collaborazione
con l’architetto Scarpa
Venini aveva molto fiuto. Nel frattempo la società si era divisa, ma Venini mantenne la fornace e la rete commerciale che aveva allestito. Capì che bisognava puntare, decisamente, sulle ricerche di design più avanzate. Nel 1932, iniziò a collaborare con la fornace anche l’architetto Carlo Scarpa. Venini ne intuì subito l’eccezionale talento e l’architetto assunse il ruolo sempre più articolato di ispiratore e interprete progettuale delle idee dell’avvocato e insieme pervennero a inattese e quanto mai felici soluzioni formali e tecniche che permisero alla fornace di distinguersi da tutte le altre.
Il primo vaso di successo
fu tratto da un quadro
del Veronese
Nello stesso anno della fondazione, il pittore Zecchin crea il celebre vaso Veronese, divenuto simbolo dell’azienda.
Il vaso Veronese è l’icona di Venini. Ecco la storia: nel 1578, Paolo Veronese dipingeva a Venezia una Annunciazione, in cui poneva accanto alla Vergine un elegante vaso di vetro.
Vittorio Zecchin, direttore artistico della ditta Venini nel 1921 decide di ricreare il vaso disegnato dal Veronese nella fornace di Murano: fu un tale successo che proprio quell’oggetto divenne il logo dell’azienda per molti anni. Il vaso viene prodotto ancora oggi in varie versioni di colore e rimane icona del design italiano nel mondo. Ogni anno l’azienda ripropone il vaso con dei colori diversi, sempre con stile ed eleganza dei antichi maestri vetrai.
Bellissimo complemento d’arredo, il vaso Veronese è completamente lavorato a mano e soffiato a bocca dai maestri di Murano. Ogni pezzo presenta caratteristiche uniche in forma e colore.
Innumerevoli sono gli artisti che hanno collaborato e che collaborano con VENINI, arrivando da tutti i luoghi del mondo per incontrare il fascino misterioso della Fornace. A ogni loro visita corrisponde un’intensa contaminazione fra artigianalità, antico patrimonio di Murano, design d’avanguardia e creatività più pura. Un’avventura continua che è l’identità stessa di VENINI.
LA CURIOSITA’.DA QUANTI COLORI
E’ FORMATA LA TAVOLOZZA VENINI
Immensa varietà di sfumature in continua evoluzione: la tavolozza dei 125 colori Venini è espressione del ricco patrimonio artistico culturale per cui la Fornace non ha rivali, anche nella realtà muranese. Ciascuna tonalità ha origine da una specifica ricetta, che è frutto di una complessa sperimentazione cromatica.