Non ci occuperemmo della crisi diplomatica della baguette, se essa non fosse un’icona al punto da essere diventata un pane d’arte. Se essa, come un dipinto o un oggetto di design – cioè un prodotto culturale – non fosse emanazione di un’identità e una visione del mondo.
La baguette è Parigi e Parigi è la Francia. Allungata, elegante, prêt-à-porter, classica e scanzonata, fragrante…
Ma che avviene se il concorso sulla miglior baguette di Parigi – quella che poi, com’è consuetudine, apre alla fornitura annuale del palazzo presidenziale dell’Eliseo – viene vinto da un fornaio tunisino, che dimostra – sui social – sentimenti non propriamente di simpatia per la Francia e per l’Occidente? Che succede se il miglior pane parigini, prodotto da un musulmano, diviene, sui social, un pretesto per dimostrare la superiorità del mondo arabo su quello europeo, nel cuore della civiltà europea?
La scalata alla baguette è ben di più di un’idiozia. Essa appartiene alla guerra dei simboli, che è guerra reale.
Come riferisce Le Figaro, “l’Eliseo si è appena voltato di fronte alle polemiche. Sabato, però, il palazzo presidenziale si è congratulato in un tweet con il panettiere vincitore del premio per la migliore baguette di Parigi, assicurando che “come vuole la tradizione”, sarebbe diventato per un anno il nuovo fornitore della tavola dello chef. Ma questo lunedì, i servizi della presidenza hanno detto al Parigino che l’Eliseo non ha preso contatto con questo signore”, assicurando che “non è automatico” che il vincitore del premio diventi il panettiere ufficiale del palazzo”. Una decisione che, a quanto pare, costituisce comunque una prima, – annota l’autorevole quotidiano – perché negli anni precedenti questo privilegio veniva sistematicamente concesso al fornaio premiato da questo concorso istituito dalla Città di Parigi nel 1994.
Tutto è stato poi reso ancor più critico dall’associazione di due fatti. Il fornaio tunisino non è andato a ritirare personalmente il premio e sui social ha dato sfogo, nel passato, a sentimenti anti-occidentali e anti-francesi. Per carità, l’Europa e luogo che riconosce la libertà d’opinione.
Ma certo la conquista della baguette d’oro – avvenuta in questi contesti – diventa un boccone amaro per Parigi.