Una coppia sepolta in due tombe appaiati, scolpiti nel calcare. Sarcofagi con le forme di un uomo e di una donna. La sepoltura della donna era stata aperta da tombaroli. Quella dell’uomo era ancora sigillata.
Lo scavo e l’indagine sugli scheletri hanno consentito il recupero di lamine d’oro battute e lavorate così da assumere la forma di lingue, 400 statuette e un articolato corredo. Gli archeologi hanno trovato numerosi amuleti, steli di papiro, scarabei, perline e piume. Tra i manufatti anche la figura di Horus, dio dalla testa di falco, il cui occhio sinistro era il Sole e il suo occhio destro era la Luna.
Le tombe, risalenti al 520 a.C., sono state trovate e portate alla luce da un team di archeologi dell’Università di Barcellona a Oxyrhynchus (Al-Bahnasa) a circa 160 chilometri a Sud dal Cairo. L’annuncio del ritrovamento è stato dato dal Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano che ha specificato che le sepolture sono riconducibili al cosiddetto periodo tardo egiziano (664-332 aC).
Una delle tombe sembra essere stata aperta fin dall’antichità, il che suggerisce che sia stata saccheggiata da tombaroli, ma gli archeologi hanno ancora trovato un sarcofago decorato all’interno.
Gli archeologi hanno anche recuperato più di 400 figurine Ushabti realizzate in maiolica smaltata, caratterizzate da un elegante colore perlaceo.
Per quanto concerne la presenza di lingue d’oro, si ipotizza che esse indicassero la purezza delle parole e delle preghiere che la coppia rivolgeva al dio Osiride.
Lingua d’oro significa parola incorrotta originata da un’anima senza oscurità. Grazie a queste lingue d’oro, la coppia poteva dimostrare la propria purezza e la propria regalità. All’inizio di quest’anno, una spedizione nell’antica città di Taposiris Magna ha scoperto una mummia con una lingua d’oro simile a quelle che sarebbero poi state trovate, in queste settimane, a Oxyrhynchus (Al-Bahnasa).
Jamal al-Samastawi, direttore generale delle Antichità dell’Egitto Centrale, ha affermato che la missione spagnola lavora nell’area archeologica di Bahnasa da quasi trent’anni, durante i quali ha trovato molte tombe risalenti all’epoca Sawi, greco-romana e copta.