Che tipo di amore intercorse tra Antonio Canova e Marianna Angeli Pascoli, bellissima contessa trevigiana?
Di certo, resta – almeno per ora – un piccolo cammeo con il ritratto di lui che si adagia sul seno di lei, nel busto realizzato da Luigi Zandomeneghi in mostra al nuovo Bailo di Treviso dal prossimo 25 marzo. Un busto, un cammeo e voci ricorrenti. E’ chiaro che Zandomeneghi, allievo di Canova, sottolineò questo legame, realizzando il ritratto. E non sfugge, all’osservatore, quanto quel cammeo, emerga sul pizzo della sottoveste, al centro dei seni tesi, la cui punta emerge solidamente dalla lieve stoffa dell’abito. Un suggello, è chiaro.
L’effigie della nobildonna si potrà ammirare all’interno della mostra “L’Ottocento svelato: da Canova al romanticismo storico”, a cura di Fabrizio Malachin e Elisabetta Gerhardinger, allestita al Nuovo Museo Bailo con progetto di Marco Rapposelli di Studiomas-Padova, nella grande galleria che per l’occasione sarà intitolata ad Antonio Canova.
Il ritratto di lei, il cammeo di lui. Marianna Pascoli o Marianna Pascoli Angeli (Monfalcone 1790-1846) era una giovane nobildonna che sarebbe divenuta copista dei grandi veneti del Rinascimento, pittrice di genere e ritrattista. Aveva studiato con il miniatore Solferini a Trieste – le miniature, allora, erano di gran moda – prima di passare all’Accademia di belle arti di Venezia. Una quindicina di dipinti sono conservati al Museo civico di Padova, un’altra cinquantina sono sparse in collezioni europee. L’artista avrebbe realizzato, nel corso della vita, un’ottantina di ritratti. Durante un viaggio, a Roma, la bellissima e virtuosa Marianna visitò la bottega dell’allora famosissimo Antonio Canova, che la incoraggiò e la consigliò nell’ambito della ritrattistica. Lui aveva 33 anni più di Marianna. Tra i due fiorì l’amore che proseguì – probabilmente in forma di tenero affetto – dopo il matrimonio della giovane nobildonna con l’avvocato Angelo Angeli a Venezia.
Il busto che ritrae Marianna con il cammeo di Canova sul seno – un tempo attribuito a Canova stesso – venne probabilmente realizzato da un allievo del maestro, Luigi Zandomeneghi. Ma proprio quel ritratto induce a pensare
Canova sarà, e non potrebbe che essere così, il protagonista della mostra di Treviso, che documenterà il passaggio di un’epoca, lungo quel filone che fu anche foscoliano, della nascita del romanticismo dai sentimenti antichi degli eroi classici e della figurazione classicista. Un’epoca di dolori, di speranze, di sentimento in cui l’arte e la letteratura erano considerate fondamentali per coltivare se stessi verso un modello nuovo d’umanità.
La mostra di Treviso rende conto di questa visione sentimentale, già intensa, in Italia, durante la rielaborazione dei modelli neoclassici. Eccezionalmente, e temporaneamente, liberato dalle pastoie giudiziarie, è atteso all’evento espositivo, dall’ex Veneto Banca, il gesso di Amore e psiche stanti, opera del 1800 del Maestro. Un’ occasione straordinaria per ammirare un capolavoro destinato al collezionismo privato, e i cui marmi si trovano al Louvre e all’Hermitage.
Le due versioni di Amore e Psiche stanti furono infatti commissionate ad Antonio Canova appena trentenne dal colonnello scozzese John Campbell. La prima, venduta a Gioacchino Murat, oggi si trova al Louvre. La seconda, ceduta dal committente a Josèphine de Beauharnais e poi allo Zar Alessandro I di Russia, è all’Hermitage.
Il calco della mano che l’ha creata, sarà in mostra accanto ad un altro calco, quello del volto del Maestro.
Accanto, una sequenza di materiali canoviani che, raramente sono usciti dalle segrete stanze dei Civici Musei per essere mostrate. Tra essi, il prezioso bozzetto delle Tre Grazie, dove a ben guardare si potrebbero scoprire le impronte del maestro. O l’edizione integrale di tutte le incisioni dello scultore, espressamente donate all’Ateneo trevigiano dal fratellastro abate Sartori Canova.
L’autore del busto dell’affascinante Marianna, Zandomeneghi, immortala anche il Canova, in una erma in marmo e lettere bronzee di dedica. Poi ancora lo scultore in una delle versioni del celeberrimo Ritratto dal vivo del 1817- ‘18 dipinto da Thomas Laurence. Dai depositi museali esce per la prima volta anche la ampia medaglistica canoviana.
Reso omaggio a Canova, il viaggio nell’Ottocento svelato prende avvio dai sontuosi ritratti di due dei “padri fondatori” della Pinacoteca Civica: lei è Margherita Prati Grimaldi, nel luminoso dipinto di Andrea Appiani.
Lui è Sante Giacomelli, nel ritratto di Natale Schiavoni. La nobildonna legò al Comune di Treviso nel 1851 un nucleo di dipinti destinati a costituire il primo nucleo della Pinacoteca civica (tra queste il Lorenzo Lotto e il Giovanni Bellini oggi al Museo Santa Caterina), mentre il secondo nel 1874 legò alla appena costituita Pinacoteca ben 54 opere prevalentemente ‘contemporanee’ all’epoca, che costituiscono il nucleo principale della Galleria dell’800.
Dalla Raccolta Giacomelli giungono, fra gli altri dipinti di Francesco Podesti (Il primo giorno del Decamerone) e Ludovico Lipparini (Lord Byron che giura sulla tomba di Marco Botzaris), di Eugenio Moretti Larese (La morte di Dante) e Odorico Politi (Elena rapita da Teseo e Piritoo, e giocata ai dadi), Michelangelo Grigoletti (Susanna e i vecchioni)
o Natale Schiavoni (due episodi di ambiente orientale); ma vi sono anche artisti “rivoluzionari” come Ippolito Caffi (La benedizione di Pio IX dal Quirinale di notte)
e Luigi Querena (Veduta di Venezia al tramonto).
In mostra anche il “Gruppo di famiglia” di Francesco Hayez, in cui il pittore si ritrae all’età di 16 anni: prima opera nota dell’artista.
Spettacolari dipinti e sculture. ma non solo. I curatori hanno infatti scelto di allargare lo sguardo anche alla ceramica, in omaggio alle grandi manifatture trevigiane di quella produzione che oggi definiremmo di design. Ed ecco le porcellane dipinte con scene di gusto romantico delle fornaci Fontebasso, accanto alle classicheggianti creazioni monocrome “all’inglese”.
Il tutto per offrire al visitatore uno spaccato di ciò che i Civici Musei conservano dei momenti neoclassico e romantico della nostra storia dell’arte.
Ad arricchire ulteriormente la proposta della nuova Galleria Canova del Bailo, due importanti plus.
Innanzitutto, quasi una ‘mostra nella mostra’, una selezione di 30 straordinari scatti artistici canoviani del fotografo Fabio Zonta: 30 fotografie di grande formato, a dare corpo ad una monografica che, dopo Treviso, raggiungerà Venezia e New York. Inedita la possibilità di confronto tra il punto di vista del Canova, visibile nelle incisioni, e quello del fotografo chiamato a confrontarsi con la grazia e l’eleganza delle sculture canoviane. La ‘lente’ interpretativa del fotografo mette in rilievo la tridimensionalità delle opere, accentuando dettagli, soggetti, espressività.
Una sorpresa tutta da scoprire è l’intervento creativo di Anderson Tegon con Pepper’s Ghost: un suggestivo spettacolo video-multimediale all’interno della Galleria.
Un’offerta quindi di proposte articolate, ad indicare la linea che connoterà il Nuovo Bailo come luogo di contaminazione tra le arti, fedele al compito di valorizzare il patrimonio civico, ma con una forte attenzione alle nuove tendenze e al multimediale, mai rinunciando alle fondamentali basi scientifiche.
Info: www.museicivicitreviso.it +39 0422 658951 info@museicivicitreviso.it