Venti milioni e 500 euro più le spese portano a 24,3 milioni di euro la cifra investita da un collezionista per l’acquisto, all’asta, di un delicato e gioioso dipinto di Jean Simeon Chardin (1699-1779).38,5 x 46 centimetri di autentica delizia, analizzati accuratamente dallo Studio Turquin di Parigi e messi all’incanto da Artecurial, con una stima compresa tra i 12 e 15 milioni di euro. Il pezzo ha immediatamente appassionato i collezionisti che se lo sono disputato ardentemente giungendo quasi al raddoppio della valutazione.
La scheda dell’opera
Esposto dall’artista al Salon del 1761 (parte del n°46), riscoperto dal collezionista François Marcille un secolo dopo, e scomparso dalla vista del pubblico fino alle retrospettive del 1979 e 1999 a Parigi, Le Panier de Fraises des bois ha costituito, si afferma, nel tempo, una delle immagini più famose ed emblematiche del Settecento, coniugando una composizione di grande semplicità geometrica con un’eccezionale qualità esecutiva. Tra le circa centoventi nature morte che Chardin dipinse, rappresentò spesso gli stessi oggetti o gli stessi frutti, calici d’argento, teiere, lepri, prugne, meloni, prugne. La nostra natura morta è l’unica di Chardin a mostrare le fragole come soggetto principale di un dipinto. Chardin è ammirato per la qualità del silenzio nelle sue opere, la poesia nelle sue rappresentazioni di oggetti quotidiani, di meditazione, arretrata rispetto alla frenesia del secolo, qui concentrata in un’immagine unica per il suo tempo.
Questo dipinto sintetizza due secoli di rare rappresentazioni di fragole tagliate isolate da pittori nordici e francesi, come Jacob van Hulsdonck, Adriaen Coorte, Louise Moillon, inclinando la concezione della natura morta verso la modernità. Il soggetto diventa allora meno importante della rappresentazione astratta di forme e volumi. Il dipinto è direttamente paragonabile, per la sua composizione comprendente il vetro di sinistra, volume centrale piramidale su trabeazione orizzontale, smaltato con pochi altri elementi, al Cesto di prugne (Parigi, Museo del Louvre), al Bicchiere d’acqua e caffettiera (Pittsburgh, Carnegie Institute of Art), datato allo stesso periodo e considerato dei capolavori assoluti. I due garofani bianchi sono identici a quelli del Bouquet of Flowers della National Gallery of Scotland di Edimburgo.
Chardin era allora all’apice della sua arte e della sua carriera. Il virtuosismo del pittore si esprime nell’incredibile trasparenza dell’acqua nel cristallo, nella resa dei frutti precisa e sfumata, da un’unica massa, tutta incastonata nello spazio dalle macchie bianche dei due garofani il cui gambo spezza la regolarità. Questa modernità delle nature morte di Chardin troverà un’eco importante al tempo dell’Impressionismo, in particolare con Fantin-Latour, Monet, Renoir. E il rigore delle sue composizioni geometriche si troverà nel XX secolo con Cézanne, Morandi, fino a Wayne Thiebault.