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La biografia – Le linee di una vita sublime tra donne, ninfe e dame
Nato a Bologna nel 1504, Francesco Primaticcio lavora in gioventù a Mantova al seguito di Giulio Romano nel cantiere di Palazzo Te. Nel 1532, chiamato dal re di Francia, Francesco I di Valois, giunge alla reggia di Fontainebleau, dove incontra il collega Rosso Fiorentino e inizia con la decorazione delle Camere del re e della regina (vi è rimasto l’affresco con “Venere e Adone”). Attorno al 1535 affresca l’interno della Porta Dorata con storie di Ercole e Onfale. Alla morte di Rosso (1540) assume la direzione generale dei lavori e nel 1544 viene nominato abate di San Martino a Troyes. Nella Galleria di Francesco I, lasciata incompiuta dal Rosso, realizza i due ovali con “Giove e Semele” e “Danae”. Si occupa della Camera della favorita, la duchessa d’Étampes, dei bagni e delle stufe. Nei giardini progetta la Fontana d’Ercole, sormontata dall’Ercole di Michelangelo, e il Padiglione di Pomona. La più grande impresa decorativa, incompiuta, è la Galleria di Ulisse (1541-1570, demolita nel 1739). Dopo la morte del re (1547), continua a lavorare sotto Enrico II, Francesco II e Carlo IX. Negli ultimi anni viene affiancato dal modenese Niccolò dell’Abate che, su suo disegno, affresca la Sala da ballo. Inoltre disegna costumi per mascherate, apparati scenici per feste, dirige la manifattura degli arazzi e cura la fusione dei bronzi (dai calchi fatti eseguire durante i viaggi a Roma); lavora a fianco del Vignola, di Benvenuto Cellini e dell’architetto Sebastiano Serlio. Per Diana di Poitiers, la favorita d’Enrico II, disegna vetrate nel suo castello ad Anet e progetta infine i monumenti funerari dei re, nella basilica di Saint Denis. Muore a Fontainebleau nel 1570.
L’ANALISI CRITICA
INTERVISTA A JADRANKA BENTINI
Stile arte intervista Jadranka Bentini, Commissario per l’Italia della mostra
“Primaticcio (1504-1570). Un Bolognese alla corte di Francia”.
Come si colloca quest’artista nell’ambito dell’arte del Cinquecento italiano e francese, dato che al suo nome si lega la nota scuola di Fontainebleau? Francesco Primaticcio è senza dubbio figura singolare e “bizzarra”. Trascorre la giovinezza nel cantiere di Giulio Romano in Palazzo Te, assimilando la straordinaria cultura antiquaria del maestro e, attraverso di lui, la lezione di Raffaello e di Mantegna. A ciò si aggiunge presto l’influenza della personalità singolare di Rosso Fiorentino che lo ha preceduto a Fontainebleau; nel 1540, a otto anni dalla morte di Rosso, Primaticcio gli succede in qualità di capo cantiere e autentico responsabile della Reggia; egli può così esprimere al meglio le sue doti di artista eclettico e completo: pittore, scultore, architetto, esperto di arti applicate e di decori effimeri.
In quanto responsabile dell’intero progetto decorativo della Reggia di Fontainebleau, Primaticcio è a capo di una équipe di artigiani esperti. Com’è il suo metodo di lavoro? Quali le sue realizzazioni più importanti? Primaticcio segue tutte le fasi di realizzazione dei lavori alla Reggia, dall’ideazione alla concretizzazione, dirigendo una équipe di artisti esperti in tecniche diversificate. Il suo metodo di lavoro in “équipe” si ispira a quello di Giulio Romano, caporegista di fabbriche di corte, e proprio Palazzo Te è preso a modello da Francesco I in qualità di raffinata dimora principesca e luogo di delizie. Quel gusto manierista, grottesco e bizzarro, viene tuttavia adattato ai più delicati umori francesi. Bisogna ricordare inoltre che in tale impresa Primaticcio non è solo, ma è affiancato da artisti francesi e italiani della levatura dell’architetto Sebastiano Serlio, del pittore modenese Nicolò Dell’Abate e di artisti quali il Vignola e Bagnacavallo Junior. Quanto alla realizzazioni più importanti, la Galleria d’Ulisse è certamente la più significativa (l’impresa pittorica ha una durata di quasi trent’anni e viene lasciata incompiuta a causa della morte dell’autore): un immenso ciclo di affreschi dal soffitto alle pareti, su modello delle Logge Vaticane di Raffaello.
I disegni costituiscono il settore più vasto nel corpus delle opere dell’artista. Risultano molto importanti anche come elementi di documentazione e di testimonianza dei suoi interventi a Fontainebleau nelle varie arti… Provenienti per lo più dal Louvre, i disegni, tutti meravigliosi. Documenti preziosissimi riferibili alle varie fasi preparatorie ma anche vere e proprie opere, finite, che assumono un valore pittorico. Risultano anche fonti fondamentali per proiettare virtualmente un’immagine di quei capolavori perduti a causa dei numerosi dissesti subiti dalla Reggia nei secoli.
Ci può segnalare infine le opere di Primaticcio in cui è possibile individuare un recupero – o comunque un confronto – con gli stilemi di Giulio Romano e del collega Rosso Fiorentino? Come Giulio Romano, Primaticcio riunisce in sè una gamma di vocazioni artistiche che ne fanno un artista versatile e completo capace di ideare, eseguire e dirigere molti cantieri contemporaneamente. Rispetto all’eccentrico Rosso, è stilisticamente più vicino a quell’erotismo cortese e a quella grazia padana tipica del Parmigianino e della sua lunga eco.
LE QUOTAZIONI
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Primaticcio, sai chi era il re bolognese di Fontainebleau?
Francesco Primaticcio esportò nella reggia francese il modello decorativo delle corti padane. Nella sua memoria stava il maestro Giulio Romano con l’esemplare palazzo Te e l’approccio globale ai problemi architettonici e decorativi. Ammorbidì il gusto antiquario italiano, piegò elegantemente la propensione grottesca per contribuire alla creazione di uno stilnovo cortese