Stilettate di Zana. Con Monet. Necrologio per un papavero

I papaveri (Les Coquelicots) è un dipinto del pittore francese Claude Monet, realizzato nel 1873 e conservato al Musée d’Orsay di Parigi.
STILETTATE
di Tonino Zana
Stasera c’è un papavero sul marciapiedi a pochi metri da casa mia. Lo raccolgo, piange, ha male al collo, sta incastrato in cubetti di pietra colorata. In mano, ha ripreso colore, sempre di un rosso morbido, quattro petali disposti due verso l’alto e due verso il basso. Commuove, penso a un pulcino rosso, non esiste e ora esiste.
Penso a un grande film, “Il papavero è anche un fiore”, storia di spionaggio e di droga, film del 1966 con un cast grande: Yul Brynner, Grace Kelly, Senta Berger, Rita Hayworth. Con gli amici, allora, lo guardammo due volte di fila, uscimmo a mezzanotte, battute a memoria.
Il papavero vive un mese e mezzo, qualche papavero buca l’età media dei papaveri e si ritrova a settembre, solo, pietoso, chiede la carità di morire.
Il papavero, per me, è di carne umana, forse, lo stemma di una corazza guerriera, quindi si perse nell’assenza di guerra, finì nel letargo di un anno e si ripresenta verso la fine di aprile, massimamente fiorisce a maggio. Corrisponde, sulle rive padane, ai girasoli della Russia. Nel grande film preso dal grande libro di Pasternak, i girasoli si inebriavano a difendere la casa di borghesi venuti da Mosca ancora ignari di una rivoluzione comunista: “Il dottor Zivago”.
Il papavero, in questi istanti in cui scrivo, è deposto sulla mia scrivania, davanti a me, a mezzo metro dal display su cui nascono le parole per una specie di euforico necrologio per quando sarà il suo momento.
Ecco, il papavero è esattamente l’articolo scritto prima di una morte, si chiama coccodrillo e dice di un pianto gratuito, privo di sentimento, un pianto a freddo. Certi nostri pianti per i morti dell’Ucraina sono come i papaveri, coccodrilli, pianti a freddo, gelati o congelati. Non va bene. Presto ritorna la stagione stabile delle rose e dei rossi clamorosi dei gerani.
Tonino Zana

Condividi l'articolo su:
Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz