Cordoglio per la morte, avvenuta ieri sera, di Lino Capolicchio (1943), attore, sceneggiatore e regista. Aveva 78 anni.
Nato a Merano, era cresciuto però a Torino e qui aveva mosso i suoi primi passi nell’ambito della recitazione, in teatro, con il regista Massimo Scaglione.
Aveva poi frequentato, a Roma, l’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico. E Giorgio Strehler del Piccolo Teatro di Milano l’aveva chiamato, nel 1964, per interpretare Le baruffe chiozzotte di Goldoni, suo primo trampolino di lancio.
Nel 1966 lavora, alla Rai, interpretando Andrea Cavalcanti nello sceneggiato Il conte di Montecristo (1966). E’ un pieno accesso alla platea nazionale. L’anno seguente è nel cast de La bisbetica domata (1967) di Franco Zeffirelli. Nel 1968 giunge il primo ruolo da protagonista nel film Escalation di Roberto Faenza.
Nel 1970 viene scelto da Vittorio De Sica per interpretare il protagonista de Il giardino dei Finzi Contini (qui, nella foto di copertina, un fotogramma del film). E’ un successo mondiale.
Capolicchio crede nell’impegno politico, nell’ambito delle arti e se ne fa interprete in numerose pellicole e spettacoli teatrali, come nel film Mussolini ultimo atto (1974) di Carlo Lizzani. Nel 1975 lavora nello sceneggiato tv La paga del sabato (1975) di Sandro Bolchi. Poi arrivano La legge violenta della squadra anticrimine (1976) di Stelvio Massi, Solamente nero (1978) di Antonio Bido. Pupi Avati lo sceglie come protagonista del thriller La casa dalle finestre che ridono (1976) e il rapporto di collaborazione nella miniserie TV Jazz Band (1978) e Cinema!!! (1979), oltre che nel film Ultimo minuto (1987).
Dal 1984 al 1987 Lino Capolicchio insegna recitazione al Centro sperimentale di cinematografia di Roma con la cattedra di recitazione e scopre nuovi talenti quali Francesca Neri, Sabrina Ferilli e Iaia Forte. Poi, durante un provino, comprende il valore del giovane Pierfrancesco Favino e di Alessio Boni.