Il restauro del ponte romano di San Lorenzo a Padova è stato presentato ufficialmente in queste ore da parte dell’amministrazione comunale, che ha illustrato il recupero conservativo, finalizzato alla riapertura alla cittadinanza. L’intitolazione deriva dalla ex chiesa di San Lorenzo, ora non più esistente, che sorgeva nell’area in cui attualmente è ubicata la cosiddetta Tomba di Antenore.
“Il ponte a tre arcate, sepolto sotto il manto stradale all’incrocio tra Riviera Tito Livio, Riviera Ponti Romani e via San Francesco (con accesso da Piazza Antenore e da Riviera Tito Livio), è databile tra il 40 e il 30 a.C. e costituisce una delle testimonianze più significative della storia patavina. – scrive la Soprintendenza – Nel 1773 fu pubblicato uno studio approfondito del manufatto a cura di Girolamo Polcastro, nel cui testo edito a stampa è contenuta anche la veduta all’epoca realizzata da Simone Stratico. In occasione degli scavi archeologici condotti nel 1938 per la realizzazione dell’ala nuova di Palazzo Bo fu portata a vista anche la parte del ponte inizialmente nascosta, come risulta dalla foto storica in bianco e nero che documenta l’imponente struttura a tre arcate a sesto ribassato”.
“Per la costruzione fu utilizzata trachite euganea nelle ghiere delle arcate, nelle pile e come rivestimento degli archivolti e del prospetto, con l’ausilio di pietra bianca di Costozza nei cunei. prosegue la Soprintendenza – L’opera fu completata in età augustea con un parapetto marmoreo, di cui si conserva una lastra che riporta il nome del finanziatore, 𝘈𝘭𝘭𝘦𝘯𝘪𝘶𝘴 𝘚𝘵𝘳𝘢𝘣𝘰: il frammento iscritto è oggi conservato presso il Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte al Palazzo del Liviano, esposto assieme a un modello del ponte in scala 1:20”.
Il ponte sorgeva in prossimità del porto fluviale di Padova romana sul fiume Medoacus, al centro della città, ricostruito virtualmente grazie ai progetti di ricerca e ai numerosi contributi scientifici dell’Università degli Studi di Padova.
L’intervento di restauro conservativo, a cura di Lithos s.r.l., ha interessato la pulitura del materiale lapideo, sottoposto a circoscritti fenomeni di degrado per lo più derivanti dalla percolazione di acqua dal manto stradale, che aveva comportato lo sviluppo di efflorescenze saline, di patine biologiche e di alterazioni cromatiche.