Lavori di salvaguardia nel meraviglioso Borgo Fantasma di Celleno, in provincia di Viterbo. Il video

Concepito nel Medioevo come avamposto strategico contro assalti nemici, il vecchio nucleo abbandonato conserva intatto un imponente castello, al quale si accede attraverso un maestoso ponte in pietre originali e ad unica arcata. Ancora visibili alcuni stemmi araldici nel Torracchio e nel portale d'ingresso; inalterata la bellezza e l'austerità del ponte levatoio, che isola il castello dal resto dell'abitato. Nel rispetto dell'urbanistica medioevale, quest'ultimo si compone per lo più di case in tufo rossiccio lambite da anguste viuzze.

Lavori di pulizia generale concordati con la Soprintendenza per il mantenimento e la salvaguardia del Borgo Fantasma
sono svolti in queste ore dal comune di Celleno. Il centro storico fu abbandonato per motivi socio-economici e di instabilità dei pendii. a partire dagli anni Cinquanta del XX secolo subendo le stesse sorti di numerosi altri centri della Tuscia (ad esempio Civita di Bagnoregio, Calcata, Faleria, San Michele in Teverina, Bassano in Teverina). Il 18 marzo 1951 il Consiglio Comunale decretava il trasferimento della popolazione da Celleno vecchio al nuovo insediamento della borgata Luigi Razza.

Il Borgo Fantasma – in provincia di Viterbo, nel Lazio – dista circa 1,5 km dal nuovo centro abitato, che sorge a 422 m. sul livello del mare.

Concepito nel Medioevo come avamposto strategico contro assalti nemici, il vecchio nucleo abbandonato conserva intatto un imponente castello, al quale si accede attraverso un maestoso ponte in pietre originali e ad unica arcata. Ancora visibili alcuni stemmi araldici nel Torracchio e nel portale d’ingresso; inalterata la bellezza e l’austerità del ponte levatoio, che isola il castello dal resto dell’abitato. Nel rispetto dell’urbanistica medioevale, quest’ultimo si compone per lo più di case in tufo rossiccio lambite da anguste viuzze.

I resti di antichi palazzi testimoniano invece, l’utilizzo di materiali diversi, come la pietra di basalto della vicina Bagnoregio e i mattoni prodotti nelle fornaci locali. Purtroppo il trascorrere dei secoli e i disastrosi terremoti, che si sono succeduti dal 1600 fin oltre il 1700, hanno devastato, in tempi diversi, gran parte del centro abitato. La particolare morfologia della zona, che evidenzia alla radice un sostanziale strato argilloso, ha inevitabilmente favorito il cedimento e l’erosione della rupe, soprattutto sul versante nord. I primi insediamenti di cui si ha notizia risalgono al XIII secolo a.c., ma appare probabile che la zona fosse già abitata nel Neolitico, visto il ritrovamento di rudimentali armi in pietra. Il rinvenimento di alcune sepolture, i cui corredi funebri sono in gran parte conservati nel Museo Nazionale di Villa Giulia, conferma la presenza nel territorio cellenese di insediamenti umani in epoca etrusca.


La continuità storica sullo stesso territorio, per l’epoca romana, è attestata da ritrovamenti archeologici molto frammentari.

Nei secoli successivi alla caduta dell’Impero Romano, Celleno subì numerosi saccheggi ed assedi da parte dei Goti, Bizantini e Longobardi. Nel 744 Carlo Magno pose fine al dominio longobardo con la sconfitta di Desiderio, e Celleno divenne patrimonio della chiesa. Assegnata alla protezione dei Monaldeschi, Celleno fu coinvolta in sanguinose lotte tra Guelfi e Ghibellini e si alleò con Viterbo contro Orvieto. Altri uomini, tutti di nobili casati dominarono questo territorio, i Gatti, i Vico e gli Orsini. Furono proprio questi ultimi ad alimentare un periodo di violenza e conflitti, alternando alleanze e ribellioni contro la Chiesa e destabilizzando l’intera area della Teverina. Solo verso la fine del XVI sec. la Chiesa potè inglobare nei suoi possedimenti questo importante luogo strategico, per amministrarlo autonomamente fino all’Unità d’Italia (1870)

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Maurizio Bernardelli Curuz
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