LA CASA DI CERERE E LO SCHELETRO DEL CAVALLO DI MAIURI
Ritornano al pubblico al termine del restauro
E’ stata riaperta al pubblico la Casa di Cerere al termine degli interventi di restauro che hanno riguardato gli ambienti interni ed il giardino.
Lungo la stessa via di Castricio sulla quale affaccia la dimora, in un ambiente posto di fronte, i visitatori potranno tornare ad ammirare lo scheletro di un equide rinvenuto nel 1938 da Amedeo Maiuri, a seguito dell’intervento di restauro e valorizzazione che ne ha consentito un nuovo allestimento, e che ne ripropone l’esposizione in una posizione scientificamente più corretta, con una struttura e con materiali nuovi, adatti al microclima e in grado di assicurare le necessarie condizioni di tutela.
“A Pompei prosegue il lavoro di studio, tutela e valorizzazione secondo il modello del “museo diffuso” – spiega il Direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel – Nella casa di Cerere, oltre a ripristinare la spazialità dell’abitazione, distinta da alcuni ambienti con decorazione raffinatissima in II stile e prima solo parzialmente fruibile, è stato realizzato un sistema di illuminazione alimentata al 100% da un sistema di coppi fotovoltaici e dunque a impatto ambientale zero.
Nella isolato a fianco, invece, i visitatori potranno ammirare lo scheletro di un cavallo nella sua posizione originale. Il restauro dello scheletro è stato connotato da un intervento multidisciplinare che ha visto all’opera i restauratori e gli archeologi, costantemente affiancati in ogni fase degli interventi da un archeozoologo. Anche questo allestimento prevede una fruizione secondo criteri accessibilità e inclusività. Ringrazio il Direttore Generale dei Musei, Massimo Osanna, per la presenza in questa occasione, anche perché si tratta di due interventi avviati sotto la sua direzione a Pompei.”
La Casa di Cerere (Regio I, Insula IX), scavata per la prima volta tra il 1951 ed il 1953, deve il nome al rinvenimento di un busto in terracotta della dea Cerere, divinità della terra e della fertilità, nume tutelare dei raccolti, in uno dei cubicoli (stanze da letto) aperti sull’atrio, e probabilmente parte dell’arredo un piccolo luogo di culto domestico.
Il busto rappresenta un tipo statuario databile alla fine del IV sec. a.C.. È molto probabile che provenga dal mercato antiquario, al quale il proprietario della casa si era rivolto per assicurarsi qualche pezzo pregiato. Il rinvenimento di altri busti fittili di Cerere in case pompeiane ristrutturate nell’ultimo periodo di vita della città sembra suggerire una loro comune provenienza da un luogo di culto cittadino, che dobbiamo immaginare distrutto o in totale rifacimento dopo il sisma del 62. È possibile che questo sia da identificare con il santuario del Fondo Iozzino, scoperto negli anni Ottanta del Novecento fuori Porta Nocera, la cui titolarità è stata con buoni argomenti attribuita a Demetra-Ecate e a Giove Meilichio.
Gli interventi alla Domus hanno interessato il restauro degli apparati decorativi, dai pavimenti mosaicati agli affreschi del primo stile, il rifacimento delle coperture e il restauro del giardino. La domus è stata anche oggetto di un piano di valorizzazione e miglioramento del percorso di fruizione che ha previsto l’illuminazione artistica degli apparati decorativi, la realizzazione di una passerella di collegamento tra l’atrio e il giardino e l’esposizione in teche di reperti rinvenuti nella casa.
L’intera architettura della casa e le sue spazialità principali sono state ripristinate, a partire dalle ridefinizioni delle strutture di copertura dell’atrio. Mentre il sistema di illuminazione segue un criterio tecnologico green, che utilizza coppi fotovoltaici per la produzione della stessa.
Con il restauro del giardino, in particolare, ispirato ai culti di Cerere, protettrice dei campi e delle messi, sono stati impiantati farro e grano antico biologici al fine di sfruttare la stagionalità della piantumazione e mietitura delle due coltivazioni. Inoltre, prendendo spunto da un affresco presente nella domus, è stata riproposta la sequenza colonnato-incannucciata-piantumazione in rispetto dell’antica configurazione della domus.
Gruppo lavoro
RUP: Arianna Spinosa (Adele Lagi)
Direttore dei lavori: Anna Onesti (Gianluca Vitagliano)
Direttore operativo restauratore: Raffaelle Guarino
Direttore operativo archeologo: Luana Toniolo
Direttore operativo ingegnere: Alessandra Zambrano
Progettazione giardino: Paolo Mighetto e Maurizio Bartolini
Supporto Ales: Angelo Capasso
Collaudatore statico: Armando Santamaria
Ditta De Feo Antonio Restauri
LO SCHELETRO DI CAVALLO DI MAIURI
Di fronte alla Casa di Cerere, in un ambiente identificato come una stalla, è esposto in un nuovo allestimento, lo scheletro di un equide rinvenuto nel 1938 da Amedeo Maiuri durante uno scavo a sud di via dell’Abbondanza. Si tratta di un cavallo, alto 1mt e 34 al garrese, utilizzato per il trasporto delle merci per il traino.
All’epoca dello scavo emerse dapprima una struttura quadrata in muratura, probabilmente una mangiatoia; poco più in là, dal lapillo, il cranio, poi il collo e parte della colonna vertebrale dell’equide e più in basso il resto del corpo, oltre ad altri resti organici (paglia).
Il Maiuri ne lasciò in situ i reperti – secondo la pratica della musealizzazione diffusa, sperimentata nei decenni precedenti anche dal soprintendente Vittorio Spinazzola – rimettendo in piedi il cavallo su una struttura in metallo, coperto da una tettoia.
Con il passare dei decenni però, questo cavallo è stato in parte abbandonato e soggetto a un progressivo degrado.
L’armatura metallica finì per danneggiare lo scheletro anche con fenomeni di ossidazione che hanno intaccato il colore delle ossa. Per tale motivo il Parco archeologico di Pompei ha condotto un’attività di restauro e un nuovo allestimento che ne ha permesso la valorizzazione.
La metodologia di lavoro è partita da un rilievo con un laser scanner del cavallo, al fine di realizzare un modello 3d e consentire successivamente di smontarne le varie parti per sottoporle a un processo di restauro, pulizia e consolidamento in laboratorio.
L’intero reperto è stato rimontato in una posizione scientificamente più corretta, con una struttura e con materiali nuovi, adatti al microclima e dunque in grado di assicurare le necessarie condizioni di tutela del cavallo. Inoltre, l’allestimento su struttura composta da pezzi smontabili, consentirà interventi futuri più agevoli, anche su singole parti.
E’ stato, infine, predisposto un modellino tattile in 3d per gli ipovedenti che potrà essere toccato, anche con una differenziazione tra le parti effettivamente conservate e quelle ricostruite per far comprendere anche grazie ad una spiegazione in braille la storia di questo cavallo, dal ritrovamento al restauro.
Gruppo lavoro
RUP: Luana Toniolo
Direttore dei lavori: Stefania Giudice
Direttore operativo restauratore: Paola Sabbatucci
Direttore operativo architetto: Arianna Spinosa
Direttore operativo ingegnere: Armando Santamaria
Supporto contabile Ales: Amedeo Mercogliano
Archeozoologo: Natascia Pizzano
DF14 – Restauro Beni Culturali di Debora Fagiani
SineCera Studio – sinecerastudio.it – ” Rilievo3d”
Progettazione supporto Marco Flaminio