La collana nuragica nei pressi del pozzo magico. Estate di emozione per gli studenti dello scavo

La presenza di una collana con vaghi di pasta vitrea simili, ma soprattutto dello stesso pendente di cristallo di rocca a forma di cuore, nel santuario di Romanzesu a Bitti mette certamente in relazione i due luoghi di culto, che distano tra loro pochi chilometri e sono entrambi situati lungo una via di comunicazione naturale.

Soddisfazione dell’Università di Sassari per la conduzione e i risultati dello scavo archeologico realizzato dagli studenti di Archeologia e coordinato da insegnanti e soprintendenza, a Sos Muros, territorio di Buddusò (SS), in un insediamento con tempio a pozzo databile tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio dell’età del ferro.


“A maggio 2022 – annota l’ateneo sardo – è iniziata la terza campagna di scavi nel complesso di epoca nuragica di Sos Muros, nel territorio di Buddusò (SS), un insediamento con tempio a pozzo databile tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio dell’età del ferro. Le ricerche riguardano attualmente il pozzo sacro e l’area circostante, zona purtroppo oggetto in passato di scavi clandestini, dove sono venute in luce altre strutture e interessanti materiali.
Di particolare rilievo il ritrovamento nell’atrio del pozzo di 160 vaghi di collana di pasta vitrea, cristallo di rocca e ambra, di forme e colori differenti, tra i quali spicca un pendente a forma di cuore di cristallo di rocca, che trova un solo confronto nell’isola nel vicino santuario di Romanzesu-Bitti e fuori dalla Sardegna nell’Egeo e nel Mar Nero.
+Collane di questo tipo sono già note negli insediamenti cultuali nuragici, dove venivano deposte come offerte votive, ma il sito di Sos Muros vanta sicuramente il primato per il più alto numero, e varietà, di vaghi di collana finora rinvenuti in un unico contesto.
La presenza di una collana con vaghi di pasta vitrea simili, ma soprattutto dello stesso pendente di cristallo di rocca a forma di cuore, nel santuario di Romanzesu a Bitti mette certamente in relazione i due luoghi di culto, che distano tra loro pochi chilometri e sono entrambi situati lungo una via di comunicazione naturale.
Il progetto di ricerca, iniziato nel 2019 dal dipartimento DUMAS dell’Università di Sassari e voluto e finanziato dal Comune di Buddusò, si svolge in regime di concessione ministeriale sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro. Sul campo studenti di archeologia di diverse università italiane e straniere, che svolgono il loro tirocinio sotto la direzione scientifica Anna Depalmas e di Giovanna Fundoni Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali – Uniss, con la collaborazione di Matteo Pischedda.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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